Il 2017 inizia con una buona notizia per la “Toscana rinnovabile”: la produzione geotermoelettrica segna un nuovo record. Nel corso del 2016, le 34 centrali geotermiche presenti sul territorio regionale hanno prodotto 5.871 Gwh, quantitativo in grado di soddisfare il fabbisogno elettrico di circa 2 milioni di famiglie o, considerando anche le utenze non domestiche, di coprire quasi il 30% dei consumi dell’intera regione.
Un risultato di grande rilievo che, a oltre cento anni dall’inizio dell’attività di produzione di energia elettrica da fonte geotermica (la prima centrale geotermoelettrica entrò in servizio nel 1912; ndrGN), conferma il ruolo primario che questa risorsa gioca nel panorama della produzione energetica da rinnovabili. Va anche detto che, se non inserito in una valutazione complessiva sulle caratteristiche e possibili utilizzazioni della geotermia ad alta entalpia tipica delle aree toscane, tale dato rischia di farci cogliere solo l’aspetto più superficiale ed immediato del fenomeno, non consentendo di apprezzare il forte legame sociale e culturale della risorsa con il territorio e le sue potenzialità come volano per uno sviluppo sostenibile.
Il 2016 è stato un anno importante anche per quanto riguarda il consolidamento e lo sviluppo degli usi diretti del calore, funzionali ad attività produttive, e per i teleriscaldamenti geotermici.
I territori geotermici toscani offrono diversi esempi di impieghi diretti del calore terrestre per attività produttive nel settore agroalimentare, gestite quasi sempre da piccole aziende, che, dall’utilizzo di questa risorsa locale, traggono notevoli vantaggi economici, ambientali e di immagine. Oltre che nelle numerose serre, dove sono coltivati ortaggi, frutta, piante aromatiche ed ornamentali, l’energia geotermica è utilizzata per fornire il calore richiesto dalla lavorazione e stagionatura di formaggi e salumi. Recentemente è stato inaugurato il primo birrificio alimentato da vapore endogeno, mentre sono in fase di sperimentazione applicazioni per essiccare prodotti locali (tra cui castagne per produzione di farina) e per la coltivazione di microalghe.
Per quanto riguarda i teleriscaldamenti geotermici, va ricordato che dei circa 20 impianti di distribuzione di energia termica che utilizzano in Italia il calore del sottosuolo, 17 si trovano nelle due aree geotermiche toscane (area geotermica “tradizionale” e area Amiata; ndrGN), servendo complessivamente 5.423 utenze distribuite nel territorio di 6 Comuni (Castelnuovo Val di Cecina, Monterotondo Marittimo, Monteverdi Marittimo, Montieri, Pomarance e Santa Fiora).
Sono impianti che riscaldano quasi sempre piccoli borghi ed aree rurali, in ampi territori con bassa concentrazione antropica, alimentati da calore geotermico ad alta temperatura. Rispondono a criteri di economicità e sostenibilità finanziaria, di grande importanza sociale per i territori sia per l’applicazione di tariffe particolarmente basse da parte dei gestori delle reti (società in-house o partecipate) sia per la grande efficienza del servizio erogato. Complessivamente si tratta di una potenza installata pari a circa 107 Mwt, con un risparmio annuo di quasi 27.000 TEP e una mancata emissione di CO2 di oltre 58.000 tonnellate.
Le prossime tappe saranno gli impianti di Radicondoli e Chiusdino. A Radicondoli, i lavori del primo lotto saranno ultimati entro aprile 2017.
I lavori del primo lotto a Chiusdino, invece, inizieranno nella prima metà del 2017.
In seguito, le reti dei due comuni saranno estese anche ad altre zone dei rispettivi territori, per giungere a riscaldare altre 900 utenze complessive.
Questi esempi dimostrano che la geotermia, oltre a produrre energia pulita, può essere un valido strumento a servizio della tutela e sviluppo dei territori.
Sergio Chiacchella
Direttore Generale CoSviG Scrl
Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche