L’incontro ha permesso di illustrare i dati delle più recenti ricerche scientifiche condotte sulla salute delle popolazioni che vivono in aree geotermiche: dallo studio condotto in Toscana da CNR e ARS, a quello del prof Michael Bates (University of California), realizzato in Nuova Zelanda.
Quest’ultima ricerca, di cui sono stati presentati i primi dati, coinvolge oltre 1600 abitanti dell’isola vulcanica di Rotorua, l’area più grande al mondo sottoposta a emissioni geotermiche. Le indagini si sono concentrata sull’analisi di patologie, come l’asma e alcuni tipi di tumore, arrivando a concludere che l’esposizione a bassi livelli di idrogeno solforato non ha conseguenze negative per la salute; in alcuni casi, ad esempio per l’asma, l’esposizione a bassi livelli sembrerebbe risultare positiva per l’organismo.
In Toscana, le aree sottoposte ad osservazione sono quella pisana e quella amiatina: l’indagine era partita da un precedente studio del 2010 che evidenziava eccessi di patologie soprattutto nell’area amiatina, come tumori al colon e malattie cardiovascolari.
I nuovi dati hanno confermato gli eccessi di problemi di salute, soprattutto nei maschi dell’area senese e grossetana, ma non è stato possibile dimostrarne la correlazione con l’esposizione alle emissioni geotermiche: secondo i ricercatori quindi le cause vanno ricercate altrove ed è proprio su questo obiettivo che si stanno concentrando le ricerche.
Inoltre la Regione Toscana ha avviato una serie di progetti di prevenzione e tutela della salute per le patologie in eccesso in queste aree: dalle vaccinazione per epatite B e pneumococco, allo screening per tumore del colon, a progetti per ridurre il consumo di fumo e di alcol.
