E’ di queste ore la diffusione da parte di EnelGreenPower (la società di Enel dedicata alla produzione elettrica da energie rinnovabili) dei dati relativi alla produzione nell’anno solare 2011. Le cifre – pur non discostandosi molto da quelle degli anni passati – registrano un incremento tale da superare la soglia del 25% del fabbisogno elettrico regionale. Nel corso del 2011 si sono infatti prodotti nelle 33 centrali geotermoelettriche presenti in Toscana circa 5.300 GWh, corrispondenti a circa il 26% del fabbisogno elettrico regionale (e alle esigenze di circa 2 milioni di famiglie), fabbisogno totale che si assesta, sempre secondo i dati forniti, a poco meno di 20.000 GWh.
Un dato quello di quest’anno che, se trasportato sulle statistiche relative alla produzione elettrica da fonti rinnovabili in Toscana diviene l’85% circa del totale, mentre se riportato a livello nazionale diviene circa l’1,5%. Da non sottovalutare inoltre che l’energia geotermica, in quanto rinnovabile consente un risparmio in termini di tonnellate di petrolio pari a circa 1.200.000 tonnellate (ovvero circa 11 milioni di barili) e, dal punto di vista ambientale, a un risparmio in termini di CO2 di circa 3.600.000 tonnellate. All’anno ovviamente.
La Toscana (e più specificamente due piccole aree nelle province di Pisa, Siena e Grosseto) dal punto di vista geotermico, è sicuramente una sorta di isola felice in Italia (almeno per quanto riguarda le alte e medie entalpie, ovvero le risorse endogene ad alta e media temperatura tradizionalmente usate nella produzione di energia elettrica) perché è qui che le condizioni geologiche hanno consentito uno sviluppo di questa risorsa a partire dalla metà del 1800 per quanto riguarda gli usi chimici e diretti e dall’inizio del secolo scorso per quanto riguarda la produzione elettrica.
Possiamo dire, senza ombra di dubbio che la Toscana ha, in questo senso, fatto da apripista, e mantenendo, almeno per quanto riguarda gli usi elettrici, il primato in Europa con i suoi 874,5 MW di potenza installata nelle proprie centrali (Fig.1 Fonte IGA, in gallery).
Massimo Montemaggi, responsabile per le geotermia di Enel GreenPower ha commentato i risultati asserendo che "Lo sviluppo della geotermia toscana è un obiettivo importante per la strategia di Enel Green Power e per confermare la Toscana regione della geotermia e delle rinnovabili".
Sarebbe tuttavia inesatto limitare l’analisi dei benefici offerti dalla risorsa geotermica a quelli che sono gli utilizzi elettrici. Esiste infatti quello che potremmo definire un universo in espansione, ovvero gli usi diretti del calore endogeno. Sin dall’antichità infatti la geotermia è stata utilizzata per la sua caratteristica termica, e ancora se ne possono trovare tracce negli stabilimenti termali che sin dall’epoca addirittura etrusca, quando le sorgenti termali erano il luogo ove si facevano sorgere stabilimenti sacro termali di notevole importanza e delle cui spoglie ancora oggi l’Italia, non solo la Toscana, è ricca.
Allo stato attuale, oltre al termalismo e agli usi chimici (i primi usi della geotermia avevano ad oggetto proprio lo sfruttamento della fase calore per l’estrazione del boro dai lagoni geotermici) esiste tutta una serie di applicazioni che stanno riscuotendo un grande interesse da parte delle amministrazioni e dell’opinione pubblica.
Si parla quindi di teleriscaldamenti, serre, caseifici, e pompe di calore.
Le serre riscaldate con un sistema di scambiatori alimentati ad energia geotermica (ove la risorsa sia ovviamente disponibile o reperibile a sufficiente temperatura) consentono, ad esempio, un risparmio in termini di spesa giornaliera (ovviamente a fronte di un investimento più importante in termini di impianto) pari a circa il 60% rispetto all’utilizzo di combustibili fossili. Occorre considerare infatti che l’attività serricola è estremamente energivora, in quanto necessita di temperature costanti per lo sviluppo ottimale dei vegetali sia in termini di quantità che di qualità.
Nelle aree geotermiche sono presenti anche numerosi teleriscaldamenti avviati (Santa Fiora, Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina, Monterotondo M.mo), mentre alcuni sono in fase progettuale o di realizzazione (Chiusdino, Montieri, Radicondoli, Monteverdi M.mo). Al momento attuale sono quasi 5.000 le utenze allacciate ai vari teleriscaldamenti con un risparmio pari a oltre 9.000 tonnellate di petrolio e quasi 30.000 tonnellate di CO2 non rilasciata nell’aria.
Discorso diverso per le pompe di calore il cui utilizzo sarebbe possibile in quasi tutto il nostro Paese per le favorevoli condizioni del territorio. Il condizionale è d’obbligo, perché in effetti a livello degli usi diretti abbiamo una crescita abbastanza lenta, sopratutto rispetto agli altri Paesi europei che ormai da tempo hanno deciso di investire in questo settore (Fig.2 Fonte UGI in gallery)
Occorrerebbe, a questo proposito una politica normativa che riuscisse a rendere più agevoli gli investimenti nel settore anche attraverso una politica di maggiore incentivazione e deburocratizzazione in un settore che ormai non è più una scelta radical-chic ma una vera e propria necessità non solo dal punto di vista ambientale ma anche per uno sviluppo economico che sia veramente sostenibile.