All’interno del Rapporto delle attività 2017 del Gestore dei Servizi Energetici, illustrato alla presenza del ministro Carlo Calenda, si registra un dato importante: le fonti rinnovabili hanno coperto nell’ultimo anno circa un quinto di tutti i consumi energetici italiani.
Ogni 100 kWh consumati complessivamente nei settori elettrico, termico e dei trasporti, infatti, quasi 18 sono “verdi”.
Per contribuire a raggiungere quest’obiettivo il GSE «ha erogato nel solo settore elettrico 14,2 miliardi di euro di incentivi, recuperandone 1,7 miliardi dalla vendita di energia ritirata, per un netto di incentivi in bolletta di 12,5 miliardi di euro (nel 2016 erano stati 14,4 miliardi). Per quanto riguarda le ricadute occupazionali – aggiunge il GSE – si stima che gli occupati permanenti nella fase di esercizio e manutenzione degli impianti siano circa 38.000 nel settore delle rinnovabili elettriche e circa 34.000 nel settore delle rinnovabili termiche. Per quanto riguarda, invece, i lavoratori temporanei, quelli che sono stati impiegati nel corso del 2017 per l’installazione di nuovi impianti, si stima che siano16.000 nel settore elettrico e 31.000 per il settore termico (installazione di pompe di calore, stufe e termocamini e solare termico)».
Quale ruolo ricopre la coltivazione dell’energia geotermica in questo contesto? Come sappiamo dallo studio GSE “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa, verso gli obiettivi al 2020", di cui abbiamo già trattato su queste pagine, al 2016 la geotermia rappresentava il 6% di tutte le rinnovabili elettriche italiane e l’1% di quelle termiche: con 0,5 Mtep di energia elettrica e 0,1 Mtep di energia termica, soddisfaceva il 3,3% di tutti i consumi italiani di energia alimentati da fonti rinnovabili (21,1 Mtep).
Il nuovo Rapporto delle attività elaborato dal GSE aggiunge adesso nuovi dati – aggiornati al 2017 – riguardanti il costo di incentivazione dell’energia geotermica, le ricadute occupazionali e le stime riguardanti la produzione di energia (elettrica e termica) per il 2017.
Per quanto riguarda i costi di incentivazione e l’acquisto di energia elettrica, osservando i vari meccanismi documentati dal GSE – Conto Energia-FV,Incentivo ex-CV, To, Cip6/92, Rid, Fer-e, Ssp, Ritivo cv – si mostra che all’energia geotermica sono stati dedicati 147 milioni di euro su un totale di 14,195 miliardi di euro e a fronte di contributi pari – ad esempio – a 7,144 miliardi di euro per il fotovoltaico o 1,883 miliardi di euro per il biogas (tra le varie fonti, una cifra inferiore a quella erogata per l’energia geotermica si riscontra soltanto alla voce Teleriscaldamento).
Questo a fronte di una produzione di energia elettrica da geotermia stimata in 6.103 GWh nel 2017, in calo rispetto ai 6.289 GWh del 2016.
Per ciò che concerne invece l’energia termica da fonti rinnovabili, quella documentata dal GSEa come proveniente da fonte geotermica viene stimata in 0,1 MTep per il 2017, cifra in linea con il trend 2011-2016.
Infine, relativamente ai risultati economici e occupazionali dello sviluppo delle rinnovabili elettriche nel 2016, all’energia geotermica il GSE imputa spese di esercizio e manutenzione (O&M) pari a 52 milioni di euro; un valore aggiunto pari a 40 milioni di euro; 689 occupati permanenti tra diretti e indiretti, contabilizzati come ULA (Unità Lavoro Anno).
Riguardo ai risultati economici e occupazionali dello sviluppo delle rinnovabili termiche nel 2016, nelle tabelle GSE la voce imputabile alla geotermia è quella “Pompe di calore (aerotermiche, idrotermiche e geotermiche)”, che mostra 2.148 milioni di euro in investimenti, 2.922 milioni di euro in spese O&M, 3.300 milioni di euro in valore aggiunto, 20.937 occupati diretti+indiretti temporanei (ULA), 10.592 occupati diretti+indiretti permanenti (ULA).