A margine del Consiglio regionale straordinario di Larderello l’assessore all’Ambiente affronta gli strumenti a disposizione per rafforzare il ruolo di questa fonte rinnovabile come strumento di sviluppo per il territorio
Il Consiglio Regionale straordinario di Larderello, che come ricordato in apertura dall’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni è nato «a partire da una profonda messa in moto del territorio, iniziata già nel novembre scorso» e culminata nelle manifestazioni di Larderello e Santa Fiora, è andato oltre il problema contingente degli incentivi nazionali.
Ha offerto l’occasione per affrontare la geotermia come elemento identitario della Toscana, ed elemento chiave per un suo sviluppo sostenibile.
«Noi siamo fortunati – ha osservato al proposito l’assessore Fratoni – la natura ci ha beneficiato di questa fonte rinnovabile e oggi sono 17 i Comuni geotermici toscani, con 34 centrali geotermoelettriche attive nell’alta entalpia. Come noto sono state avanzate anche ulteriori richieste per lo sviluppo della media entalpia, e ormai dal 2010 oltre ai permessi regionali ci sono quelli nazionali riguardanti gli impianti pilota, con cicli binari… poche settimane fa è stata autorizzata a Poggio Montone una centrale con questa tecnologia, che si propone di mettere a frutto una forma di geotermia più contenuta nel contributo che può dare alla domanda di energia regionale, ma comunque importante e complementare con quella tradizionale».
Lo sviluppo dell’intero comparto rimane però col fiato sospeso dopo lo stop agli incentivi nazionali nel decreto FER1, che ha appunto innescato la mobilitazione del territorio. «Rispetto a un atteggiamento di iniziale chiusura da parte del sottosegretario Crippa siamo arrivati all’apertura di un confronto – ha ricordato Fratoni –, con la nuova legge regionale viene presa a riferimento per realizzare quella geotermia ad alta entalpia che il ministero chiama “con innovazione”: a settembre si aprirà un tavolo, il ministero ha chiesto alla Regione di fare da interlocutore, ma lo saremo in stretto raccordo col territorio. Come noto la Regione è entrata anche all’interno del CoSviG, a rafforzare l’intenzione non solo di sviluppare la geotermia, ma di favorire lo sviluppo del territorio attraverso la geotermia, ad esempio migliorando la dotazione infrastrutturale indispensabile a questi luoghi».
Per quanto riguarda il re-inserimento nel FER2 in fase di elaborazione degli incentivi alla geotermia l’assessore ha dunque confermato i primi spiragli positivi emersi a seguito del confronto con il Governo dello scorso 18 luglio, sottolineando però il «rammarico di aver perso tempo. Nella migliore delle ipotesi il FER2 non vedrà la luce prima della fine dell’anno, dunque un anno-un anno e mezzo è stato perso. E la geotermia, richiedendo forti investimenti in fase di start-up, senza incentivi non ha modo di svilupparsi. Spero dunque che adesso potremo presto riprendere un percorso di confronto con Enel, ad oggi l’unico attore industriale con centrali attive sul territorio, che veda rifacimenti e interventi sulle centrali esistenti alla luce di questa nuova prospettiva, con la nuova legge regionale assunta come riferimento a livello nazionale, oltre a riprendere il discorso per Pc6».
L’orizzonte è di ampio respiro: «Abbiamo immaginato una Toscana carbon free al 2050, dove tutta l’energia elettrica consumata arriverà da fonti rinnovabili. Una politica vera di contrasto ai cambiamenti climatici, e se la Toscana è in grado di fare questo è anche perché in maniera sostenibile ha intenzione di sviluppare la geotermia». In che modo? La nostra redazione ha chiesto ulteriori dettagli all’assessore.
Innovazione è stata la parola chiave del Consiglio regionale straordinario di Larderello, come sottolineato anche dal Presidente Giani: quali sono in concreto i principali elementi in tal senso sui quali punterà la Regione?
«I punti essenziali sono quelli contenuti nella legge 7 del 2019, che viene presa adesso come punto di riferimento dal ministero dello Sviluppo economico per costruire il nuovo decreto FER2 sugli incentivi alle fonti rinnovabili innovative, proprio perché nel caso della geotermia si coniugano l’attività tradizionale di coltivazione del fluido con la spinta sostenibile che danno tutte le nuove prescrizioni. L’innovazione sta nel processo: stabilire l’interconnessione delle centrali in modo che in caso di fermo non ci siano fuoriuscite a cielo aperto; l’installazione delle AMIS (dispositivi di Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato, ndr) e dunque limiti emissivi per H2S, mercurio e altre sostanze inquinanti; anche il corretto inserimento paesaggistico delle centrali, che coesistono con un territorio di straordinaria bellezza, è un valore assoluto; infine miglioramento delle ricadute socio-economiche per i lavoratori e per l’indotto, attraverso lo sfruttamento diretto del calore geotermico e la cattura e il re-impiego della CO2 a fini agro-alimentari.
Dopo il primo confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 18 luglio rimane ancora aperta la partita per il reinserimento degli incentivi alla geotermia nel decreto FER2. Quali sono i prossimi passi in programma?
«Il prossimo step sarà un nuovo incontro al MISE a settembre, sullo schema di decreto che credo per allora ci verrà presentato, al momento è in fase di scrittura: il sottosegretario Crippa sta facendo incontri anche con gli altri ministeri coinvolti dal decreto, perché il FER2 non tratta solo la geotermia ma anche altre fonti, come le biomasse. Al proposito al tavolo di settembre vorremmo avere anche contezza dei tempi in ballo, perché abbiamo già perso troppo tempo con l’esclusione della geotermia dal Fer 1 che è stato firmato a luglio… se dovessimo aspettare un altro anno per il FER2 perderemmo un altro anno, con una ripercussione inevitabile sul livello di investimenti, manutenzione e presidio che Enel ha sui propri siti».
Per quanto riguarda lo sviluppo del territorio in senso più ampio CoSviG, durante il Consiglio regionale straordinario, è stato citato più volte in tal senso. Pensa che possa esercitare allo scopo un ruolo ancora più forte rispetto a quanto fatto finora, e in che modo?
«CoSviG è certamente uno strumento di sviluppo utile per il territorio: i Comuni in maniera molto intuitiva hanno costituito da tempo questo Consorzio che può gestire risorse importanti, e la Regione Toscana ha deciso con una legge di alcuni anni di non prelevare la quota di propria spettanza delle royalty geotermiche ma di lasciarla sui territori perché venisse impiegata al meglio. Penso che adesso CoSviG debba diventare un’Agenzia per lo sviluppo che pensa in termine comprensoriale, e anche i Comuni sempre di più devono aderire a questa visione che va oltre i confini amministrativi singoli, sposando l’impostazione per cui i progetti di area sono quelli che hanno un’efficacia in termine di valorizzazione assolutamente superiore rispetto alle singole iniziative che ogni singolo amministratore può mettere in campo».