La produzione di elettricità da questa fonte rinnovabile, concentrata interamente in Toscana, ha permesso di evitare nel solo 2018 l’emissione di 3,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente
La produzione elettricità e calore da geotermia offre un contributo fondamentale per la decarbonizzazione del sistema energetico italiano: a confermalo è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) – società del Ministero dell’Economia che riveste un ruolo centrale per la transizione ecologica del Paese -, all’interno della V Relazione dell’Italia sui progressi realizzati nella promozione e nell’uso dell’energia rinnovabile.
Il report, previsto dal D.Lgs. 28/2011 e inviato dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Commissione Europea, riporta dati aggiornati al 2018: guardando alla geotermia risultano 767 MW di capacità installata per la produzione di elettricità – che ha raggiunto quota 6.105 GWh –, cui vanno aggiunti 149 ktep nel settore del riscaldamento e del raffreddamento (senza contare altri 80 ktep relativi alle pompe di calore).
In questo contesto la geotermia, a fronte degli incentivi più bassi garantiti a tutte le fonti rinnovabili non fotovoltaiche – il costo stimato dal GSE è pari a 97 milioni di euro nel 2016, mentre al penultimo posto figurano le biomasse con 604 milioni di euro/anno –, garantisce un ruolo di primo piano nel contrasto alla crisi climatica in corso.
Secondo i dati forniti dal GSE, infatti, per l’Italia si stima una riduzione nelle emissioni di gas serra grazie all’impiego della geotermia pari a 4,2 MtCO2eq (milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente) per anno. L’utilizzo del calore naturalmente presente nel sottosuolo permette infatti di evitare l’impiego di combustibili fossili, i principali responsabili dei cambiamenti climatici in atto.
Più nel dettaglio, la produzione di elettricità da geotermia – interamente concentrata in Toscana – ha permesso al Paese di risparmiare, nel solo 2018, 3 MtCO2eq guardando alle sole emissioni dirette, che salgono a un risparmio di 3,7 MtCO2eq analizzando l’intero ciclo di vita (LCA).
Un dato a cui si sommano le emissioni evitate grazie all’uso diretto del calore geotermico: 0,4 MtCO2eq di emissioni dirette e 0,5 MtCO2eq guardando a tutto il ciclo di vita (l’apporto relativo alle pompe di calore geotermiche non è invece presente nei dati forniti dal GSE).
Dati che confermano quanto da tempo argomentano sia l’Agenzia Europea dell’Ambiente sia lo stesso Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ovvero la massima autorità scientifica al mondo sul cambiamento climatico, secondo cui il «diffuso dispiegamento dell’energia geotermica potrebbe svolgere un ruolo significativo nella mitigazione dei cambiamenti climatici».
Un problema, la crisi climatica, che ricordiamo essere particolarmente urgente per il nostro Paese dato che l’Italia si sta già surriscaldando a velocità più elevata rispetto alla media globale: come documenta ISPRA «il 2019, con +1.56°C, è stato il 23° anno consecutivo con anomalia positiva di temperatura rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990».