Home Cosvig Geotermia per usi diretti: bene Europa, Italia indietro

Geotermia per usi diretti: bene Europa, Italia indietro

455
0
CONDIVIDI
Ma le prospettive per il futuro fanno ben sperare, anche in base a ciò che prevede il Piano di azione nazionale

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

L’Europa è ai primi posti del mondo per l’utilizzo della geotermia, non solo per la produzione di energia elettrica ma anche per l’uso diretto del calore.

In Italia, anche se non mancano iniziative in tal senso, non possiamo certo dire di essere all’avanguardia.

Per l’utilizzo delle pompe di calore, ad esempio, dove esiste una tradizione tecnologica nel nostro paese, secondo i dati dell’Associazione costruttori di apparecchiature ed impianti aeraulici (Coaer) ogni anno si vendono un milione di pompe di calore, ma le applicazioni per la geotermia sono ancora agli albori.

Il freno principale secondo Fernando Pettorossi, presidente di Coaer, è rappresentato dai «costi per gli scavi e per le tecnologie» ma sottolinea che comunque quello delle pompe geotermiche «è un settore promettente».

L’altro problema che viene segnalato è la necessità di grandi superfici disponibili, che rende difficile l’utilizzo di pompe di calore geotermiche nelle città. Un edificio che ospita venti famiglie – ad esempio- per garantire interamente il proprio fabbisogno energetico necessiterebbe di circa 20 sonde a 150 metri di profondità, distanziate tra loro di otto metri.

Un altro elemento che ha influito negativamente, finora, allo sviluppo degli usi diretti del calore geotermico è stata un’incertezza normativa; l’unica regione ad avere una legislazione in merito è, infatti, soltanto la Lombardia.

Le prospettive future potrebbero essere più promettenti, anche in base alle potenzialità che sono state riconosciute dal Piano di azione nazionale presentato all’Ue la scorsa estate. Il Pan prevede al 2020 installazioni per 522mila Tep (tonnellate di petrolio equivalente) di pompe di calore, a partire dalle 4mila del 2005.

«È una crescita notevole- secondo Andrea Barbarella del Comitato scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e va considerato che – in prospettiva sono da tenere in considerazione anche le tecnologie che sfruttano la media entalpia, come gli impianti di cogenerazione su piccola scala».

Oltre alla Lombardia, il Piemonte – secondo quanto riportato da Pettorossi –ha incentivato a fondo perduto 20 impianti e in Veneto: la provincia di Venezia si appresta a regolamentare le modalità costruttive e di autorizzazione degli impianti, secondo quanto annunciato dal dirigente del Servizio geologico e tutela del territorio Massimo Gattolin, nell’ambito di un recente convegno che si è svolto a Mestre.

Al centro del convegno- organizzato dalla provincia di Venezia, in collaborazione con l’ordine dei Geologi del Veneto, il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, l’Ordine, la Fondazione e il Collegio degli Ingegneri di Venezia, dal titolo “Energie rinnovabili per la climatizzazione: geoscambio in provincia di Venezia. Sostenibilità e regolamentazione”- i risultati dell’indagine compiuta dalla Provincia e conclusa lo scorso luglio “sull’idoneità al geoscambio” nel territorio provinciale.

Ovvero l’attitudine del terreno a scambiare calore ai fini della climatizzazione degli edifici, che è risultata particolarmente positiva nel territorio di Portogruaro (nei comuni di San Michele al Tagliamento, Caorle, Concordia Sagittaria), in una zona a Santa Maria di Sala, a Pianiga e a Chioggia. Ma «al di là della zona considerata la geotermia – ha sottolineato il dirigente della Provincia di Venezia – presenta comunque notevoli possibilità di crescita E’ una tecnologia già consolidata in molti paesi europei e negli Stati Uniti e in Italia sta suscitando un crescente interesse»

Nonostante il calore della terra sia una grande fonte di energia naturale, dato che come ha spiegato Paolo Spagna presidente dell’Ordine dei Geologi del Veneto «nel sottosuolo la temperatura cresce in media di 3 gradi ogni 100 metri » tuttavia i dati circa l’utilizzo della geotermia sono in Italia molto bassi.

Rappresentano « meno del 10% del consumo energetico complessivo, ovvero lo 0,6% del consumo totale di energia»-ha continuato Spagna.

«Un valore decisamente basso rispetto al suo potenziale reale benché il mercato ci indichi una domanda in forte espansione.»

Citando, tra l’altro, dati economici più ottimisti di quelli indicati dal presidente del Coaer. «Oggi con circa 20 mila euro è possibile installare un impianto geotermico per riscaldamento e raffrescamento in un’abitazione di 150 metri quadri. L’investimento si recupera in 5/7 anni. Con lo stesso sistema – ha aggiunto il presidente Spagna – è possibile anche riscaldare serre, fare acquacoltura o utilizzarla per scopi industriali. La prospettiva a medio e lungo termine è di una forte espansione. »

Quello che serve adesso è «quindi un ulteriore sforzo da parte della politica affinché crei nuove basi legislative capaci di favorire questo sviluppo. Diventa anche decisivo il coinvolgimento delle categorie professionali esperte nello studio e nell’analisi del sottosuolo, nella progettazione degli impianti termici e nei problemi di salvaguardia dell’ambiente, per creare davvero le condizioni migliori per un reale sviluppo di questa risorsa, senza lasciarla all’improvvisazione del singolo»