Il punto dai ricercatori della Medical Research Council (MRC) Toxicology Unit, che stanno studiando le correlazioni tra inquinamento atmosferico e Covid-19
L’esposizione all’inquinamento atmosferico ha un effetto sulla probabilità di contagio da coronavirus Sars-Cov-2, o sul decorso della malattia Covid-19?
Molti ricercatori, provenienti da prestigiose università di tutto il mondo, stanno pubblicando studi – larga parte dei quali in via preliminare, non essendo ancora stati sottoposti a peer-review – per provare a rispondere a questa complessa domanda.
Al momento non abbiamo certezze a disposizione: la comunità scientifica è ancora lontana dal raggiungere un consenso nel merito, anche se le evidenze finora raccolte suggeriscono come l’inquinamento atmosferico sia uno dei fattori in grado di aggravare l’impatto di Covid-19 sulla popolazione.
Ed è questa l’ipotesi che sta approfondendo anche la Medical Research Council (MRC) Toxicology Unit dell’Università di Cambridge, che ha pubblicato in via preliminare su MedRXiv uno studio volto a indagare i legami tra inquinamento atmosferico (misurato in termini di concentrazione di ozono a livello del suolo e NOx, in particolare biossido di azoto) e Covid-19 in Inghilterra.
Il team di ricercatori, tra i quali figura anche l’italiano Marco Travaglio, professa prudenza e la necessità di ulteriori ricerche: i risultati, tuttavia, forniscono una prima prova che la letalità da Sars-Cov-2 è associata all’aumento dei livelli di NOx e biossido di azoto in Inghilterra, pur essendo ancora lontani da osservazioni conclusive.
«Per quanto sia difficile esprimersi con esattezza basandosi su studi preliminari, ritengo che l’esposizione a elementi atmosferici inquinanti possa avere un peso considerevole sulla letalità da Covid-19 – commenta Travaglio – Nello studio prodotto da Harvard qualche settimana fa è stata osservato che alcune delle malattie che predispongono al Covid-19 coincidono con note patologie indotte da lunga esposizione ad agenti inquinanti. Questa osservazione è importante perché spiegherebbe un nesso causale tra inquinamento e Covid-19. Ciononostante, bisogna puntualizzare che in assenza di studi più dettagliati, è complesso raggiungere simili conclusioni. Per adesso, posso solo riconoscere che un’associazione esiste tra Covid-19 e l’inquinamento»
Interpellato da greenreport.it, il ricercatore ritiene che una correlazione simile sia plausibile anche per il contesto italiano, dove le regioni più colpite dalla pandemia sono anche le più esposte all’inquinamento atmosferico: «Ciononostante non bisogna dimenticare che gli studi sono correlativi e non evidenziano gli esatti meccanismi che legano l’inquinamento al Covid-19. Maggior ricerca è necessaria in questo settore per capire come l’infezione del virus possa essere aggravata dal contesto atmosferico a cui la popolazione è esposta».
Indipendentemente da Covid-19, quel che già sappiamo dell’inquinamento atmosferico è però già sufficiente ad inquadrarlo come un importante fattore di rischio per la salute umana.
L’ultimo report sulla qualità dell’aria redatto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente attribuisce all’inquinamento atmosferico 400mila morti premature l’anno in Europa, 76.200 delle quali in Italia.
Un contesto in cui la necessità di una transizione ecologica verso le energie rinnovabili appare sempre più importante: nessuna fonte di energia infatti è a impatto zero, ma un equilibrio migliore tra necessità socio-economiche e impatti sull’ambiente (e dunque sulla salute umana) è possibile quanto doveroso.
In questo contesto, secondo il ricercatore dell’Università di Cambridge sostituire la produzione di energia da fonti fossili con quella derivante da una fonte rinnovabile come la geotermia potrebbe contribuire a migliorare lo stato di salute delle popolazioni locali: «A prescindere dal Covid-19, è imperativo diminuire i livelli di emissione per proteggere la salute pubblica. Ovviamente se la nostra ipotesi si dimostra corretta e un nesso causale può essere stabilito tra inquinamento e Covid-19, mi auguro che questo possa portare a considerevoli cambiamenti nell’approccio dei vari governi alla tematica dell’inquinamento ed delle energie sostenibili. Forme di energia alternativa come la geotermia potrebbero rivelarsi fondamentali in futuro per salvaguardare non solo il pianeta ma la nostra salute».
Una considerazione che trova riflessi anche nella posizione assunta dall’Agenzia Europea dell’Ambiente: «Le tecnologie che non bruciano combustibili rinnovabili (come eolico, solare fotovoltaico, geotermia, pompe di calore, solare termico, etc) hanno il maggior impatto riducente sull’emissione di inquinanti atmosferici».