Lo studio condotto da Elemens per le due associazioni ambientaliste mostra l’importante contributo che la geotermia può offrire per rendere più sostenibile il riscaldamento residenziale
Il riscaldamento residenziale è un elemento ovviamente imprescindibile per la climatizzazione degli edifici nei quali abitiamo, ma anche un importante protagonista nell’emissione di gas serra e di inquinanti atmosferici: aumentare la penetrazione delle energie rinnovabili nel settore risulta dunque essenziale per renderne più sostenibili gli impatti senza rinunciare al comfort abitativo, e in questo contesto la geotermia può offrire un contributo di primo piano come mostra il nuovo studio sulla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento realizzato da Elemens per Legambiente e Kyoto Club.
Ad oggi in Italia il riscaldamento degli edifici residenziali, commerciali e pubblici pesa sulle emissioni di CO2 per oltre il 17,7%, secondo i dati di Ispra. Particolarmente consistente anche il ruolo del riscaldamento residenziale nell’inquinamento atmosferico: da solo, infatti, è responsabile del 64% della quantità di PM2,5, del 53% di PM10 e del 60% di CO emessi nel 2018, contribuendo al peggioramento della qualità dell’aria, specie nelle grandi città del Centro-Nord.
Lo studio “Una strategia per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici in Italia” mostra perché: il principale vettore energetico impiegato per il riscaldamento residenziale in Italia è il gas naturale (50% dell’energia fornita).
Seguono le biomasse solide (il 28% del totale), soprattutto legname e cippato, e i prodotti petroliferi (8%), come nel caso delle caldaie a gasolio, ancora presenti in alcune grandi città e nelle aree montane non metanizzate.
La cogenerazione pesa sul totale per il 5%, mentre sono marginali le pompe di calore, il riscaldamento elettrico (boiler) e il solare termico (1% del totale).
Una situazione che incide profondamente anche nell’economia familiare. Il riscaldamento domestico è infatti, di gran lunga, la voce più consistente nella lista dei consumi degli utenti residenziali: rappresenta il 67% del totale, pari a 893.196 TJ, mentre il restante 33% è destinato ad altri usi quali l’acqua calda sanitaria, il raffrescamento, l’illuminazione e le apparecchiature industriali.
In questo contesto, il contributo delle pompe di calore geotermiche potrebbe essere determinante per raggiungere performance migliori sotto il profilo sia ambientale, sia economico.
Secondo lo studio diffuso da Legambiente e Kyoto club il fabbisogno di riscaldamento che può essere soddisfatto dalle pompe di calore geotermiche arriva a 4,9 MTep: il che si traduce in 1 milione di pompe di calore potenzialmente installabili nel nostro Paese, corrispondenti a circa 56 GW di potenza.
Con quali benefici? Sotto il profilo socio-economico, lo studio parla di 24,7 miliardi di euro in termini di valore aggiunto, 19,4 miliardi di euro di gettito fiscale, 33mila occupati all’anno e 3,1 miliardi di euro risparmiati annualmente dalle famiglie.
Altrettanto evidenti i vantaggi sotto il profilo della salute, ambientale e (dunque) umana: 5 Mtep di energia primaria da fonte fossile risparmiata, 12.774 kton di CO2 non emessa – l’equivalente dell’anidride carbonica generata nel 2019 da tutte le centrali a carbone in Italia – e un drastico calo nelle emissioni di inquinanti atmosferici (NOx -19%, CO -8,9%, PM10 -8,5%, PM2,5 -8,6%).