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Geotermia: per ARPAT è tra le rinnovabili più efficaci nel ridurre l’inquinamento atmosferico

Secondo il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, le tecnologie geotermiche sono tra le migliori per «ridurre le emissioni inquinanti dell'aria associate alla maggior parte dei processi di combustione»

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Secondo il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, le tecnologie geotermiche sono tra le migliori per «ridurre le emissioni inquinanti dell’aria associate alla maggior parte dei processi di combustione»


L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) ha preso in esame il rapporto Renewable energy in Europe – già affrontato su queste pagine –, all’interno del quale l’Agenzia Europea dell’Ambiente esamina l’andamento nei consumi di energia rinnovabile in tutta Europa dal 2005 e i relativi impatti sulla qualità dell’aria e sulle emissioni di gas serra.

«Le fonti energetiche rinnovabili – spiegano da ARPAT – possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria e la salute umana, ad esempio fornendo elettricità o calore senza combustione. Tecnologie come l’energia eolica, l’energia solare fotovoltaica, l’energia geotermica, le pompe di calore o l’energia solare termica sono quindi più efficaci nel ridurre le emissioni inquinanti dell’aria associate alla maggior parte dei processi di combustione. Si tratta di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), particolato (PM10 e PM2.5) e composti organici volatili (COV)».

Si tratta di un risultato molto importante non soltanto in termini ambientali, ma anche di salute pubblica, tenuto conto che, solo in Italia – stima l’Agenzia Europea dell’Ambiente –, si contano ogni anno 76.200 morti premature l’anno dovute a soli tre inquinanti atmosferici tra quelli citati: NO2, O3, PM2.5.

In particolare, dagli ultimi dati disponibili (2016) l’Italia spicca come il primo Paese in Europa per morti premature da biossido di azoto (NO2) con circa 14.600 vittime all’anno, ha il numero più alto di decessi per ozono (3.000) e si classifica al secondo posto per il particolato fine PM2,5 (58.600).

Anche per quanto riguarda il contrasto alla crisi climatica in corso, l’impiego delle energie rinnovabili, geotermia compresa, offre un importante contributo: «Sostituendo i combustibili fossili – dettaglia ARPAT – la crescita delle energie rinnovabili dal 2005 ha anche evitato di generare GHG (Green House Gases, gas ad effetto serra, ndr) dalla combustione di combustibili fossili. Alla domanda energetica attuale, senza questi risparmi sulle emissioni di gas a effetto serra, le emissioni totali annue dell’UE sarebbero state superiori dell’11% nel 2018, mettendo a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE per il 2020. Germania, Italia e Regno Unito sono stati i paesi in cui si sono verificate le maggiori riduzioni assolute dell’uso di combustibili fossili domestici e delle emissioni di gas a effetto serra nel 2018. Questo grazie alle maggiori quantità di energia rinnovabile utilizzate in questi paesi».

È noto da tempo, del resto, che l’impiego della geotermia in Italia – dove la produzione di energia geotermoelettrica è concentrata ad oggi esclusivamente in Toscana – permette di risparmiare circa 1,4 Tonnellate di petrolio all’anno per produzione di energia elettrica, e di 0,4 Mt/a per uso diretto del calore.

Questo equivale ad un risparmio di 0,55 Mt/MWh di CO2 con la produzione di energia elettrica, e di 0,1 kt/MJ con l’uso del calore per usi diretti.