Coordinamento FREE: «Non un cenno agli ambiti della geotermia e del mini idroelettrico, nonostante il loro possibile sostegno alla filiera industriale nei settori tecnologici legati alle rinnovabili e alla tutela del territorio»
La proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) arrivata in Consiglio dei Ministri la sera del 12 gennaio è stata approvata dal Governo e presto sarà trasmessa al Parlamento per proseguire il suo iter; ancora un testo definitivo non c’è, ma all’interno delle bozze disponibili non si fa cenno a una fonte rinnovabile che vanta in Italia un know-how riconosciuto a livello globale e filiere industriali d’eccellenza: la geotermia.
Nella forma attuale il Piano, che rappresenta lo strumento principe per guidare l’impiego delle ingenti risorse europee previste per finanziare la ripresa economica post-Covid, si articola lungo 6 missioni suddivise a loro volta in 47 linee di intervento: le iniziative proposte rappresentano per oltre il 70% investimenti pubblici, mentre gli incentivi a investimenti privati sono circa il 21%. Il tutto con un impatto sul PIL nazionale stimato in +3% al 2026, partendo con un +0,6% nel 2021.
«Le risorse complessivamente allocate – informano dal Governo – sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere”».
La parte più corposa del PNRR è affidata alla missione “rivoluzione verde e transizione ecologica”, che assomma risorse per 68,9 miliardi di euro: 29,35 vanno alla voce “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, 18,2 a “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, 15 a “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, 6,3 ad “Agricoltura sostenibile ed economia circolare”.
Al momento però, all’interno di questa missione come nel resto della proposta di Piano, la geotermia non viene citata.
«Manca la visione del futuro – commenta il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli – Se nella prima bozza del PNRR mancava una “visione” complessiva in grado di orientare la destinazione dei fondi per il rilancio dell’economia, per uno sviluppo industriale e per un concreto cambio di rotta nel settore ambientale, sociale, territoriale, questa mancanza ora si accentua».
Il Coordinamento FREE – acronimo per il Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica –, che ad oggi rappresenta la più grande associazione di settore presente in Italia, pone l’accento sul fatto che nella proposta di PNRR attualmente sembra presentarsi monca: «Non un cenno agli ambiti della geotermia e del mini idroelettrico, nonostante il loro possibile sostegno alla filiera industriale nei settori tecnologici legati alle rinnovabili e alla tutela del territorio. E sparisce completamente il biometano nonostante sia una filiera che coinvolge il settore agricolo, quello industriale e quello energetico e che in assenza di politiche adeguate potrebbe diventare l’ennesima occasione mancata per l’Italia».
«Da tutto ciò scaturisce una scarsa adesione ai principi del Next Generation EU che – conclude de Santoli – potrebbero comportare più di una perplessità in Europa perché, ricordiamolo, le azioni dovrebbero essere improntate al rafforzamento del potenziale di crescita del Paese, con la creazione di posti di lavoro e con la resilienza sociale ed economica, nonché con l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale. Cioè con un’attenzione particolare alle giovani generazioni».