L’Unione Geotermica Italiana è «a disposizione» per fornire informazioni e dati scientifici utili a superare la diffidenza che questa fonte rinnovabile sconta nel nostro Paese
Il Consiglio dell’Unione Geotermica Italiana (UGI), guidato dalla presidente – e primo ricercatore al CNR di Pisa – Adele Manzella, ha inviato una lettera aperta al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani augurandogli buon lavoro e chiedendogli «un primo incontro di approfondimento» sulla geotermia, in modo da favorire un percorso di sviluppo sostenibile per questa fonte rinnovabile che nel nostro Paese da anni stenta a progredire.
L’Italia deve infatti aggiornare il proprio Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’UE al 2030 (-55% emissioni rispetto al 1990), e soprattutto è chiamata ad elaborare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per accedere ai circa 200 miliardi di euro previsti dal Next Generation EU.
In entrambi i documenti, ad oggi la presenza della geotermia è minimale se non assente.
Eppure per «le sue caratteristiche di stabilità e continuità nell’erogazione rappresenta un elemento fondamentale per la programmazione del mix energetico rinnovabile», ricorda l’UGI.
Senza dimenticare che la geotermia vanta «tecnologie e attività nazionali tanto da poter parlare di “filiera italiana”, un termine difficilmente utilizzabile da altre tecnologie energetiche rinnovabili».
Si tratta di problemi purtroppo molto noti in Toscana, riassumibili in due grandi comparti: la «mancanza di incentivi efficaci» e la «mancanza di un regime normativo adeguato», mentre, non a caso, sulla geotermia aleggia da troppo tempo «un atteggiamento di scarsa attenzione o addirittura oppositivo sulle tecnologie geotermiche, che riteniamo possa essere imputabile ad una profonda diffidenza, alimentata da paure che la scarsa conoscenza di una materia così complessa alimenta e rinforza».
Sul fronte degli incentivi, per quanto riguarda gli usi termici della geotermia, UGI registra che, ad oggi, non ne esistono di efficaci «per promuovere i teleriscaldamenti e teleraffrescamenti in aree urbane», mentre il Superbonus al 110% per l’efficienza energetica potrebbe essere sì «un ottimo strumento incentivante» per le pompe di calore geotermiche (geoscambiatori) ma solo se potrà essere «utilizzato, anche in forma di garanzia, sul lungo periodo».
Ma nel settore elettrico va ancora peggio: «L’esclusione discriminante della geotermia dal sistema di supporto destinato a finanziare fonti e tecnologie rinnovabili (decreto Fer 1) e la prolungata attesa del decreto FER2 hanno congelato il sostegno alle tecnologie geotermiche. Si apprende da notizie di stampa che, in ambito decreto Milleproroghe, per il biennio 2020-2022 non sono più disponibili gli incentivi per gli impianti geotermici pilota: se ciò fosse confermato, le tecnologie geotermiche, che già risultavano le meno incentivate tra le fonti rinnovabili, sarebbero le uniche tecnologie rinnovabili ad essere escluse da incentivazione in Italia. Un caso di fatto unico in Europa e nel mondo».
Per quanto riguarda invece il regime normativo, basti ricordare che il decreto per la progettazione e la realizzazione di geoscambiatori (il cosiddetto “Decreto posa-sonde”), in base al D.lgs. 28/2011 «doveva essere approvato entro tre mesi dall’entrata in vigore e tuttora insegue un iter incerto», mentre «l’iter autorizzativo per progetti che utilizzino risorse geotermiche di interesse nazionale e locale risulta così complesso e tortuoso da svilire totalmente i tempi formalmente previsti per legge».
«Queste lacune, a cui si aggiunge – sottolineano dall’UGI – l’incertezza dovuta alle previste scadenze delle concessioni geotermiche per la produzione elettrica, non solo rallentano ma addirittura impediscono lo sviluppo tecnico e scientifico dell’utilizzazione sia elettrica che termica di una importante risorsa rinnovabile quale la geotermia».
Tanto che nel settore elettrico «esse pregiudicano totalmente gli investimenti previsti per nuovi impianti (sia tecnologia a flash che a reiniezione totale) e per l’upgrading degli esistenti».
Per dare una svolta a questo sconsolante stato dell’arte l’UGI si rivolge dunque al ministro Cingolani, un fisico di formazione votato all’innovazione e allergico alle ideologie, mettendosi «a disposizione» e in grado di portare «ulteriori informazioni e dati sugli argomenti qui richiamati, offrendo un contributo di idee ed esperienze al lavoro in corso per il perfezionamento del PNRR e della politica energetica».