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GEOTERMIA INNOVATIVA: Calore MILANESE

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Si allarga la produzione ecologica di energia termica nelle città. E anche l’aria ci guadagna

Fonte: IlSole24Ore

Autore: IlSole24Ore

Alle sei del mattino a Milano, come in tutte le città d’Italia, avviene d’inverno un evento invisibile. Le fiamme di migliaia di caldaie, caldaiette, impianti termici di ogni tipo e dimensione si alzano insieme a massima combustione. Un picco di calore che deve scaldare ambienti raffreddatisi durante la notte. In quel momento, a Milano, vengono prodotti circa 8 gigawatt termici, gran parte dei quali va in sprechi e costi inutili per i cittadini.
Milano infatti, secondo stime del Comune, richiede potenza termica media per circa la metà, 4 gigawatt. E un’ipotetica rete di teleriscaldamento ramificata in tutta la città potrebbe fornirla, limando i picchi e ottimizzando la produzione di calore. Ma il vero "miracolo a Milano", in tale caso sarebbe questo: per ogni Joule (unità elementare di energia) immesso (via elettricità o metano) per fare calore ve ne sarebbe almeno altri due gratuiti. Grazie alla vera risorsa nascosta della metropoli lombarda: la sua enorme falda idrica. «In 10 anni potremmo dimezzare il consumo energetico termico di Milano» scommette Carlo Piemonte, docente di impianti energetici a Brescia. E insieme eliminare il grosso dei picchi di polveri sottili che inquinano l’aria milanese, soprattutto in inverno.
Come? Basta andare alla centrale di cogenerazione "Canavese" del l’A2A vicino a Linate. Qui, 6 pozzi affondano nella prima falda idrica, molto abbondante nella zona e immettono centinaia di litri al secondo in una grande pompa di calore. Questa sottrae caldo all’acqua di falda (stabile a 15 gradi) riducendone la temperatura a cinque. E il calore concentrato, circa tre volte l’energia elettrica immessa, va nel circuito del teleriscaldamento, a 90 gradi, sufficienti ad alimentare i tradizionali termosifoni di casa (il 60% delle abitazioni milanesi). Non solo: tre grandi motori a metano forniscono l’elettricità alla pompa di calore (40% di efficienza) e da loro si recupera calore per un altro 40%. Risultato complessivo: l’intera centrale ha un’efficienza energetica termica di due a tre volte un quasiasi sistema a combustione e può servire 60mila abitanti. E infine l’acqua di prima falda, non potabile (ma nemmeno molto inquinata) viene reimmessa nei pozzi, oppure va a diluire corsi d’acqua davvero inquinanti come il Lambro o altre rogge che intersecano Milano. «Preleviamo calore dal lago sotterraneo sui cui sorge Milano, poi è la terra stessa a ricostituirlo – spiega Piemonte – è pienamente una forma di geotermia, una fonte rinnovabile».

Potrà bastare a scaldare (o raffrescare) un’intera metropoli come Milano? «La risorsa di falda non è infinita, ma di sicuro potrà dare un contributo decisivo al risparmio energetico e all’ambiente cittadino – osserva Marco Camussi, responsabile per i nuovi progetti di A2A Calore&Servizi – l’importante però è l’infrastruttura di teleriscaldamento, che già oggi alimentiamo con un mix di fonti, dai termovalorizzatori agli impianti a metano più tradizionali. Domani potremo usare persino i cascami termici delle aziende. E abbiamo un piano di espansione della rete quantomai sfidante, al ritmo di 300 palazzi allacciati all’anno. Che oggi, con il collegamento fino al Palazzo di Giustizia, comincia ad arrivare nel centro cittadino, dove c’è la massima concentrazione di vecchie caldaie a gasolio».
Sarà anche per questa continua espansione della rete che l’interesse per la produzione ecologica e innovativa del calore sta crescendo. «Non è solo l’acqua del sottosuolo che può essere usata, ma anche quella di bacini superficiali come i grandi impianti di depurazione, oppure gli stessi corsi d’acqua – spiega Piemonte –. E persino, come dimostra l’esperienza di Oslo, si può estrarre calore persino dalle acque di fogna». Un tema, quest’ultimo, che sarebbe all’ordine del giorno di prime indagini da parte della Metropolitana Milanese, e del suo servizio idrico comunale. Ma non solo: si va dal nuovo Palazzo Lombardia della Regione, climatizzato da due potenti pompe di calore (14 megawatt) a falda idrica, al quartiere San Felice, a Tecnocity (che utilizza però pompe di calore ad aria per la climatizzazione), a Santa Giulia (quando ripartirà). «Un po’ tutti i grandi progetti edilizi milanesi stanno buttando l’occhio su questa tecnologia. L’accesso diretto alla falda idrica è però strettamente controllato e regolamentato – spiega Sergio Chiesa, geologo e ricercatore del Cnr – e viene normalmente consentito solo ai grandi progetti. Invece il geoscambio, ovvero l’uso di piccoli pozzi multipli per l’intercambio di calore che non toccano la falda è stato liberalizzato un anno fa da un regolamento regionale, salvo comunicazione e iscrizione in un albo. E qui, nell’area milanese, vi sono già oltre 600 richieste».
E infine vi è il crescente pluralismo nella produzione di calore per la rete di teleriscaldamento: «già oggi abbiamo una partnership con Malpensa Energia che immette in rete, un’iniziativa congiunta a Tecnocity e un progetto con il comune di San Giovanni per la depurazione e cogenerazione sulla sua prima falda idrica – dice Camusssi –; se domani dovesse aggiungersi anche l’MM sarebbe bene accolta. Se fossi un imprenditore ci penserei seriamente. Oggi il calore ecologico, a Milano, è più redditizio della produzione elettrica».