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Geotermia in Toscana: Il comparto di fronte alla pandemia da Covid-19

La fornitura di energia è un servizio essenziale per la cittadinanza che viene mantenuto dal settore, in prima fila contro l’emergenza nonostante le difficoltà

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La fornitura di energia è un servizio essenziale per la cittadinanza che viene mantenuto dal settore, in prima fila contro l’emergenza nonostante le difficoltà


Il DPCM firmato dal premier Giuseppe Conte lo scorso 22 marzo ha introdotto su tutto il territorio nazionale ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell’epidemia da Covid-19, sospendendo fino al 3 aprile tutte le attività produttive, industriali e commerciali reputate non essenziali in questa fase di emergenza: la produzione di energia non rientra tra queste, e dunque anche il comparto della geotermia – che in Toscana garantisce elettricità da fonte rinnovabile a 1.120.000 persone, senza contare il pur rilevante apporto in termini di calore – sta continuando a dare il proprio contributo per il mantenimento dei servizi essenziali alla cittadinanza.

Contemporaneamente, per contenere il rischio di contagio tra i lavoratori le segreterie sindacali regionali (FILCTEM-CGIL, FLAEI-CISL, UILTEC-UIL) e i responsabili della produzione geotermica in Enel Green Power – che gestisce le 34 centrali geotermoelettriche presenti sul territorio – stanno portando avanti un fitto confronto: come informano i sindacati, tra le azioni adottate l’azienda ha da tempo iniziato a distribuire l’idoneo materiale protettivo (mascherine, guanti monouso, gel disinfettanti) e ha predisposto ulteriori ordini, anche se come noto reperire sul mercato questi materiali è molto difficile su tutto il territorio nazionale; è stata inoltre predisposta una progressiva implementazione dello smart working dove possibile, e la progressiva riduzione delle attività di manutenzione, esercizio e controllo non legate direttamente al mantenimento del servizio elettrico.

«Tale organizzazione del lavoro – sottolineano i sindacati – sta portando ad una sensibile riduzione di personale presente nelle varie realtà. Facendo un’analisi complessiva delle soluzioni messe in atto dall’azienda fino ad oggi, pur nelle difficoltà avute nei primi giorni, grazie anche ad un’attenta e costante azione sindacale che ha cercato da una parte di collaborare con l’azienda e dall’altra di mettere in evidenza le situazioni di maggior criticità, stiamo cercando di arrivare, pur nell’emergenza, ad una standardizzazione delle attività ed ad una regolare turnazione del personale senza abbassare la guardia sulle varie realtà lavorative».

Nel frattempo la Rete dell’Area Geotermica (RIAG) – che rappresenta circa quaranta aziende dell’indotto geotermico -, conferma significativi problemi per un comparto che già da tempo sconta difficoltà e che già da giorni segnala che l’80% delle imprese ha sospeso la propria attività.

Lo stop a tutte le attività non essenziali stabilito dal Governo con il DPCM 22 marzo ha imposto un ulteriore stretta su tutto il territorio nazionale e dunque anche regionale: l’Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana (IRPET) stima che, nei settori oggi sottoposti a chiusura perché ritenuti non essenziali, siano coinvolti oltre 390 mila lavoratori dipendenti ed altri 200 mila lavoratori autonomi, che rappresentano circa il 38% del totale occupazione toscana, mentre il PIL prodotto da tali settori rappresenta circa il 41% dell’intero PIL toscano.

«Per affrontare il panico crescente e derivante dalle chiusure di queste nostre imprese, con perdite di valore aggiunto di circa 800 milioni di euro a settimana – osserva il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi – non vedo altra strada che quella di iniettare risorse aggiuntive per garantire la cassa integrazione guadagni ai lavoratori, indispensabile quanto la sicurezza sui luoghi di lavoro, la sicurezza sanitaria e igienica anzitutto. Una lezione di fondo che viene da questa emergenza sanitaria globale sta poi nel bisogno profondo di un equilibrio più rispettoso del rapporto tra uomo, ambiente e natura; tra risorse e sviluppo. Quest’emergenza pone al centro la grande questione dei valori e della comunità umana. In questo senso l’agenda per l’economia circolare dovrà riprendere al più presto il suo corso con ancor più vigore, ripartendo dalla centralità dello Stato e delle politiche pubbliche».