La geotermia è riconosciuta come risorsa energetica rinnovabile da tutti gli organismi nazionali, europei e internazionali, e anche l’Intergovernmental panel for climate change (Ipcc) la considera fondamentale per contrastare il cambiamento climatico: paradossalmente però, proprio mentre il riscaldamento globale già oggi colpisce l’Italia (Toscana compresa) in modo più intenso rispetto alla media, il Governo nazionale attraverso lo schema di decreto Fer 1 propone di cancellare per la prima volta gli incentivi volti a favorire la produzione di energia elettrica da geotermia. Una prospettiva alla quale l’Unione geotermica italiana (Ugi) non intende rassegnarsi: dopo essere stata ricevuta al ministero dello Sviluppo economico lo scorso novembre, nei giorni scorsi un confronto ad ampio spettro sui temi della geotermia è stato imbastito al ministero dell’Ambiente, con la segreteria tecnica della sottosegretaria Vannia Gava.
Al ministero dell’Ambiente l’incontro «si è svolto in un clima cordiale e i rappresentanti del ministero hanno ascoltato con interesse quanto espresso da Ugi, pur – dichiara la presidente dell’Unione e primo ricercatore del Cnr, Adele Manzella – senza esprimere particolari pareri sul tema». Ribadendo il principio «condiviso tra tutti gli interlocutori» che la geotermia è una fonte energetica rinnovabile, l’Ugi si è proposta come interlocutore tecnico scientifico per supportare le impegnative scelte di indirizzo, organizzando e fornendo dati e informazioni utili a tale scopo, e soprattutto «ha ribadito la posizione già espressa in precedenti comunicati e nell’incontro con il Mise, e cioè che la geotermia va considerata nei decreti Fer 1 e Fer 2, a sostegno dei costi iniziali e per lo sviluppo di tecnologie sempre più rispettose dell’ambiente».
«Nondimeno molto lavoro è ancora necessario sia per aumentare la quota di energia geotermica utilizzata sia migliorando le performance ambientale degli impianti utilizzatori». Un progresso che già oggi è palpabile sui territori – nella fattispecie quelli toscani – dove la geotermia è una risorsa industriale da oltre due secoli, e impiegata per produrre energia elettrica da più di 100 anni. «Molti passi avanti sono stati già fatti – argomentano dall’Ugi – i territori toscani che ospitano gli impianti geotermici hanno assistito, negli anni, al miglioramento della qualità ambientale in conseguenza dello sviluppo di nuove tecnologie volte alla riduzione degli impatti ambientali. A conferma si possono citare i dati ambientali raccolti dall’Arpat e da alcuni comuni geotermici (come nel caso di Piancastagnaio, che si è dotato di un’apposita centralina proprio con l’assistenza del Mise, ndr), che testimoniano l’assoluta mancanza di criticità ambientali in quelle aree. Questa opinione è stata sostenuta dalle migliaia di cittadini che hanno partecipato alle manifestazioni a sostegno della geotermia nel mese scorso».
Nonostante ciò, le «misure di valutazione e controllo ambientali messi in atto dalle autorità pubbliche, certamente basilari per il corretto sviluppo delle tecnologie energetiche, non sembrano mai sufficienti a rispondere alle preoccupazioni espresse da alcuni cittadini e comitati civici», determinando – nel migliore dei casi – presso molte Amministrazioni «procedure autorizzative e pause amministrative eccessivamente lunghe. La conseguente mancanza di tempi certi per la realizzazione dei progetti sta notevolmente frenando lo sviluppo del settore, che pure beneficia in Italia di una grande potenzialità di risorse e industrie di riconosciuto livello internazionale». Ecco dunque perché l’Ugi ha proposto un l’istituzione di un tavolo tecnico utile ad «ampliare e rafforzare la normativa ambientale nazionale e definire protocolli autorizzativi trasparenti ed efficaci che snelliscano le procedure e riducano i tempi necessari all’avvio dei progetti, e di una Authority che garantisca la raccolta, diffusione e il controllo dei dati ambientali».
Purtroppo però non sembra questo al momento l’orizzonte nazionale: «La geotermia ha grandi potenzialità di sviluppo in Italia, soprattutto per quanto riguarda gli usi del calore, eppure continua ad essere negletta, come si legge nella proposta di Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che l’Italia ha recentemente elaborato. Un Piano poco ambizioso – osservano dall’Ugi – che non prevede aumenti significativi di produzione elettrica o termica da geotermia».