Nel 2010 gli impianti installati nel nostro Paese sono arrivati a 0,8 GW, e da lì non si sono (quasi) più mossi. Ma dal 2014 a soffrire sono tutte le fonti rinnovabili
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha aggiornato il suo rapporto sugli Indicatori di efficienza e decarbonizzazione del sistema energetico nazionale e del settore elettrico, in cui ripercorre l’apporto delle varie fonti di energia – geotermica compresa – nel contesto italiano, reso oggi particolarmente critico dalle tensioni internazionali sui mercati energetici e dalla crisi climatica ancora in corso, con le emissioni nazionali di gas serra che si stimano di nuovo in crescita nel 2021 per un +6,8%.
In Italia il consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili è più che quadruplicato dal 1990 al 2020 passando da 6,5 a 29,3 Mtep, ma con un mix energetico in forte evoluzione.
«Le fonti di energia rinnovabile prevalenti sono state storicamente quella geotermica e idroelettrica che dal 1990 al 2000 rappresentavano più dell’80% del consumo interno lordo di energia rinnovabile. La restante quota era soddisfatta principalmente da energia proveniente da biomasse e rifiuti», spiega l’ISPRA, mentre oggi la quota di energia da biomasse e rifiuti rinnovabili è pari al 45,8%, prevalentemente costituita da biomasse (93,7% nel 2020).
Negli ultimi anni anche l’energia solare (termica e fotovoltaica) e l’energia eolica assumono valori significativi e insieme rappresentano nel 2020 il 13,6% del consumo di energia rinnovabile.
Guardando più nello specifico il contributo della fonte geotermica, l’ISPRA mostra che il consumo interno lordo soddisfatto da questa fonte rinnovabile era pari a 2.971 ktep nel 1990 ed è cresciuto fino ai 5.343 ktep del 2020.
Osservando più nel dettaglio le dinamiche dell’energia elettrica, l’ISPRA dettaglia che nel 2020 la quota di produzione elettrica nazionale da fonti rinnovabili, al netto della produzione da pompaggi, è stata del 41,7%, in aumento rispetto all’anno precedente quando era del 39,4% (anche se le stime preliminari per il 2021 mostrano che la quota rinnovabile è poco inferiore a quella registrata nel 2020).
In questo contesto il contributo della fonte idroelettrica presenta fluttuazioni legate al regime pluviometrico, con un valore medio pari al 17,2% dal 1990 al 2020, mentre la produzione di origine eolica e fotovoltaica mostra una crescita esponenziale, coprendo complessivamente il 15,6% della produzione nazionale del 2020 (6,7% da eolico e 8,9% da fotovoltaico); inoltre, sempre nel 2020 la quota di produzione elettrica da bioenergie è del 7%.
In questo contesto «la quota geotermica mostra un andamento crescente nel lungo termine fino a un valore pressoché costante negli ultimi anni, poco superiore al 2%»
Ciò non toglie l’importanza della produzione geotermoelettrica nel mix nazionale, non solo dal punto di vista quantitativo ma per le caratteristiche uniche di questa fonte rinnovabile in grado di fornire la potenza di carico di base che può bilanciare l’energia rinnovabile variabile come il sole e il vento: la sua altissima produttività e la possibilità di produrre energia h24, 7 giorni su 7 indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, la rendono infatti altamente complementare alle fonti rinnovabili intermittenti.
Restano però da superare le strozzature, per tutte le fonti rinnovabili e per la geotermia in particolare, che negli ultimi anni hanno prodotto un sostanziale stallo per quanto riguarda i nuovi impianti installati.
Come osserva infatti l’ISPRA, nel 2020 la potenza efficiente lorda degli impianti alimentati da fonti rinnovabili è stata in Italia pari a 56,6 GW, con quella geotermica che è passata dagli 0,6 GW registrati nel 2000 ai 0,8 GW del 2010 e da lì è rimasta (all’incirca) stabile fino al 2020: uno stallo lungo un decennio, nell’arco del quale l’unica nuova centrale geotermoelettrica entrata in funzione è stata quella di Bagnore 4 da 40 MW, avviata a Santa Fiora nel 2014.
Ma non è stata “solo” la geotermia a rallentare, quanto tutte le rinnovabili: «Il tasso di incremento annuale più elevato è stato registrato nel 2011, quando – spiega ISPRA – la nuova potenza rispetto all’anno precedente è stata di 11,3 GW, di cui 9,5 GW da fonte fotovoltaica e 1,1 GW da fonte eolica. Negli anni successivi gli incrementi annuali sono diminuiti assestandosi dal 2014 intorno a circa 1 GW di potenza aggiuntiva all’anno. Nel 2020 si ha 1,1 GW di nuova potenza (0,8 GW da fotovoltaico; 0,2 GW da eolico; 0,1 da idrico)».