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Geotermia in crescita sul pianeta

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Molte le potenzialità inespresse nei paesi dove già si utilizza la fonte geotermica ma per la società di ricerca americana Pike Research «rimane una risorsa sottoutilizzata e rappresenta solo una piccola parte del portafoglio globale di energia rinnovabile ».

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La geotermia è in una fase di grande e continua espansione un po’ in tutto il pianeta. Lo dice la società di ricerca americana Pike Research, che ha appena pubblicato un rapporto in cui si evidenzia uno scenario di crescita significativa del settore con un aumento del 134% del totale della capacità geotermica installata tra il 2010 e il 2020.

Uno scenario che, se confermato, porterebbe più che a un raddoppio dell’attuale capacità installata (ad oggi pari a 10,7 GW) arrivando a superare i 25,1 GW. Uno scenario più prudente degli analisti della Pike Research prevede comunque un aumento della capacità del 34% per arrivare ai 14,3 GW di potenza installata entro i prossimi dieci anni.

«Il potenziale mondiale per l’energia geotermica è immenso- dicono dalla Pike Research- ma la produzione energetica geotermica rimane una risorsa sottoutilizzata e rappresenta solo una piccola parte del portafoglio globale di energia rinnovabile».

Per avere un vero sviluppo quello che serve, dicono ancora i ricercatori americani, è un «migliore accesso ai dati delle risorse, processi di perforazione più efficienti, una maggiore comprensione delle potenzialità del settore e un più favorevole accesso ai finanziamenti». Questi «sono i fattori decisivi per l’espansione del settore».

Mentre le fonti di energia geotermica sono dislocate in tutto il mondo (l’attuale capacità installata è diffusa in 26 Paesi), sono pochi i paesi in cui lo sfruttamento ai fini elettrici è davvero consistente, con gli Stati Uniti in testa che ne utilizzano le potenzialità anche dal punto di vista termico.

Gli atenei statunitensi, ad esempio, stanno riducendo progressivamente e sensibilmente le proprie spese energetiche dopo aver installato impianti di produzione energetica geotermica, con un risparmio stimato che va dal 30% al 70%. Da un rapporto del National Wildlife Federation Campus Ecology (NWFCE) emerge che sono 160 tra college e università in 36 stati ad aver installato impianti geotermici a bassa entalpia, utilizzando il calore costante del sottosuolo per raffreddare o riscaldare gli edifici.

L’ampia diffusione della tecnologia geotermica potrebbe quindi contribuire notevolmente a ridurre la spesa energetica del Paese: alla Ball State University nello stato dell’Indiana, ad esempio, gli amministratori prevedono un risparmio netto di 2 milioni di dollari e una riduzione del 50% per cento delle emissioni di gas serra grazie ad una rete di pompe geotermiche che hanno sostituito le caldaie a carbone per il riscaldamento e raffrescamento di 45 edifici.

Secondo il rapporto del NWFCE, i college e le università americane spendono più di 20 miliardi di dollari l’anno in spese energetiche, una media di 5 milioni di dollari per ateneo e lo stesso istituto ha calcolato che se le 4.100 college e università adottassero tecnologie di produzione energetica geotermica si risparmierebbero dai 2 ai 7 miliardi di dollari l’anno.

Anche i cugini del Regno Unito si stanno dando da fare per rivedere i programmi d’incentivazione e sostegno per gli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che comprende anche quelli geotermici.

Lo ha annunciato il ministro inglese per l’energia e il cambiamento climatico, Greg Barker, che ha spiegato che il governo guidato dal primo ministro David Cameron si è impegnato nella ricerca dei 325 miliardi dollari di investimenti necessari per sostituire entro il 2020 gli impianti energetici datati.

Un impegno che prevede, sempre per quella data, la riduzione di un terzo delle emissioni di anidride carbonica e il raddoppio della quota di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. «L’energia geotermica ad alta entalpia- ha sottolineato lo stesso ministro Barker- è una fonte interessante di energia rinnovabile con un potenziale notevole» e quindi un’opportunità da perseguire in maniera significativa.

Ma come lamentano le imprese del settore «l’industria geotermica nel Regno Unito è inesistente in questo momento» perché «non vi è alcun meccanismo di sostegno finanziario sufficiente in atto per portarla avanti».

Per questo i funzionari del ministero stanno esaminando gli attuali incentivi a sostegno di piccoli e grandi generatori di energia pulita e il governo sta valutando come incentivare progetti di produzione di energia termica da fonti rinnovabili per il riscaldamento degli edifici, sostenendo così in parte le tecnologie geotermiche.

Per raggiungere davvero le previsioni di grande sviluppo tracciate dalla Pike Research la vera scommessa sta dunque nelle potenzialità inespresse dello sfruttamento geotermico e l’autentica «miniera d’oro da sfruttare va cercata a livello internazionale». 

Quello che si sta muovendo in diverse aree del mondo potrebbe allora rendere realistico lo scenario di sviluppo indicato dalla società di ricerca americana e avviare nuovi paesi all’uso della risorsa che deriva dal calore della terra.

In Asia, la società Anglo MGH Energy, che ha sede a Dhaka, capitale del Bangladesh, ha annunciato di aver chiesto l’approvazione del governo locale per avviare la realizzazione di un impianto geotermico nel distretto di Thakurgaon, nel nord del Paese. Il progetto prevede la perforazione di 28 pozzi profondi, per cercare il vapore in grado di alimentare una centrale di produzione di energia elettrica da 200 MW, sufficiente a ridurre la forte carenza energetica presente nell’area. Con il vantaggio che rispetto a una centrale elettrica di analoga potenza costerebbe sino a tre volte di meno. Sino ad ora la società ha condotto gli studi di prospezione per individuare l’area dove effettuare le perforazioni e dare avvio allo sfruttamento del calore profondo per la produzione di energia elettrica.

Gli studi condotti ad oggi, per quella che potrebbe essere la prima centrale geotermica del Bangladesh, secondo il direttore della società che li sta facendo sembrerebbero indicare alcuni distretti settentrionali come luogo ideale per realizzare i pozzi.

Cambiando continente è in Africa, in particolare in Ruanda che recentemente il ministro per l’Energia, Coletha Ruhamya, ha annunciato l’avvio di una fase esplorativa per la produzione di energia geotermica, nelle pendici meridionali del Karisimbi. «Le perforazioni verranno avviate nel mese di agosto» ha detto il ministro che ha anche anticipato che «un impianto pilota in grado della potenza di 10 megawatt è probabile che sia completato entro dicembre 2012».

Il Governo si è dato l’obiettivo di raggiungere la potenza di 300 megawatt elettrici dalla geotermia, entro il 2017, avviandosi do così a soddisfare con le rinnovabili circa il 50% del fabbisogno energetico entro il 2020.

Un progetto che richiede risorse per almeno 900 milioni di dollari, che proverranno in parte dal governo e in parte dai privati.