Una missione in Toscana con grande attenzione alle possibilità di contrasto ai cambiamenti climatici legate alla geotermia, insieme all’impianto pilota per la coltivazione di spirulina
La centrale geotermoelettrica di Chiusdino è un fiore all’occhiello per la coltivazione della geotermia in Toscana ed è stata per questo al centro delle attenzioni di Geoenvi: un progetto europeo (Tackling the environmental concerns for deploying geothermal energy in Europe), condotto da 16 partner internazionali – Italia compresa – e finanziato attraverso il programma Ue Horizon2020, che nelle scorse settimane ha fatto tappa in provincia di Siena per visitare l’impianto e approfondirne l’impatto sul territorio.
La centrale Chiusdino 1, inaugurata nel 2011, ha una capacità installata di 20 MW e produce circa 150 milioni di kWh all’anno «evitando – sottolineano da Geoenvi – l’emissione di 100.000 tonnellate di CO2 nell’atmosfera e risparmiando 32.000 Tep (tonnellate di petrolio equivalente) di combustibili fossili l’anno», dando così un apporto rilevante sul territorio nel contrasto ai cambiamenti climatici.
La presenza dell’impianto ha inoltre permesso al territorio di attuare un percorso di sviluppo sostenibile, che passa – oltre che dalla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile – per l’innovazione e l’impiego diretto del calore naturalmente presente nel sottosuolo.
Durante le sua missione in territorio senese, Geoenvi ha infatti dedicato particolare attenzione all’impianto pilota nato per la coltivazione di spirulina, una microalga dalle molteplici potenzialità industriali e alimentari.
«Il progetto – spiegano da Geoenvi – mira a dimostrare la possibilità di sviluppare colture ad alto valore commerciale, adiacenti agli impianti geotermici, aumentando i benefici economici e occupazionali legati all’energia geotermica».
Più nel dettaglio, l’impianto pilota per la coltivazione di spirulina nato nel 2017 da un accordo tra Enel Green Power e CoSviG (il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche) è stato oggetto di sperimentazione per oltre un anno con l’Università di Firenze: la spirulina cresce utilizzando quelli che potrebbero essere definiti “scarti” della produzione geotermoelettrica, ovvero il calore e la CO2 – sostitutiva di emissioni naturali – in uscita dalla centrale Chiusdino 1, e la sperimentazione è stata in grado di mostrare un calo dei costi pari al 30% oltre a un aumento della produzione del 25% rispetto a modelli di business tradizionali, con importanti prospettive future: secondo quanto riportato da Enel Green Power e F&M srl – spin-off dell’Università di Firenze – a fine 2018, grazie alla geotermia toscana ci sono le potenzialità per arrivare a 100 assunti lungo la filiera della spirulina, evitando al contempo l’immissione in atmosfera di oltre 20mila ton/anno di CO2.
Più recentemente, la centrale geotermica di Chiusdino si è resa protagonista di un ulteriore vettore per lo sviluppo sostenibile del territorio: lo scorso ottobre il Comune ha inaugurato infatti il primo stralcio della rete di teleriscaldamento locale, concretizzando così un progetto che mira a portare il vapore geotermico nel capoluogo come nelle frazioni, con importanti vantaggi ambientali e risparmi economici per i cittadini.
«È molto importante mettere in evidenza il ruolo che la geotermia esercita in quei Comuni geograficamente svantaggiati come il nostro – dichiarò per l’occasione la sindaca Luciana Bartaletti, recentemente rieletta per il quarto mandato – Ci chiamano erroneamente Toscana minore, ma sbagliano perché rappresentiamo una ricchezza enorme: la geotermia appunto, che rappresenta una risorsa importante, ma qui c’è anche l’Abbazia di San Galgano oltre a un paesaggio splendido. Chiusdino è l’esempio di come sia possibile conciliare storia, arte e geotermia».