Tra le priorità individuate dai sindacati regionali CGIL-CISL-UIL per la nuova legislatura ci sono gli investimenti nel calore rinnovabile naturalmente presente nel sottosuolo
«La geotermia copre attualmente circa il 30% dell’energia consumata nella Regione: occorre aumentare questa quota, incrementando la coltivazione dei bacini di bassa e, soprattutto, media e alta entalpia».
È questo uno dei passaggi principali contenuti nella posizione congiunta elaborata dai sindacati regionali CGIL-CISL-UIL per fare il punto sulle tematiche di sviluppo sostenibile da portare avanti nel corso della nuova legislatura appena apertasi con l’arrivo di Eugenio Giani alla guida della Giunta toscana.
Il documento, di cui dà integralmente conto l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), parte da un dato di fatto: «La Toscana deve aumentare in maniera significativa la quota di energia prodotta dalle fonti rinnovabili».
Un contesto nel quale la geotermia esercita un ruolo di primo piano, a partire dal comparto elettrico.
Ad oggi il calore naturalmente presente nel sottosuolo è infatti in grado di coprire circa il 30% della domanda di elettricità toscana – soddisfacendo così la domanda di 1.120.000 persone –, contribuendo al contempo a rendere il centro Italia la regione con la più bassa impronta di carbonio del Paese.
Al contributo in termini di elettricità si sommano poi gli usi diretti: questo significa garantire calore utile a riscaldare oltre 10mila utenti residenziali nonché aziende dei territori geotermici, insieme a circa 30 ettari di serre e caseifici, come mostrano le buone pratiche segnalate da Legambiente sul territorio e afferenti alla Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili (CCER).
A testimonianza del ruolo ampio che la geotermia può garantire per la transizione ecologica della Toscana, anche al di là della sola produzione elettrica, sempre da Legambiente evidenziano che gli unici Comuni al 100% rinnovabili – guardando sia ai fabbisogni elettrici sia a quelli termici soddisfatti da FER – in tutto il centro-sud italiano sono 6 Comuni geotermici toscani.
Nonostante il ruolo preminente esercitato dalla geotermia in Toscana, nessuna fonte rinnovabile da sola può essere sufficiente a gestire la fase di transizione energetica che stiamo vivendo.
Dalla tecnologia geotermica possiamo ottenere un’energia di baseload (energia non soggetta a fluttuazioni di produzione nel tempo e quindi fornibile a tutte le ore, ndr) stabile e senza emissioni di CO2 da combustione, tramite impianti in grado di assicurare una funzionalità 24/7 indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, ma non è possibile né auspicabile prescindere da un mix con le altre fonti rinnovabili disponibili sul territorio.
«Anche se la geotermia ricopre un ruolo fondamentale nella copertura del fabbisogno energetico regionale, dobbiamo investire in modo importante – sottolineano al proposito i sindacati – anche nella crescita delle altre rinnovabili come solare, eolico ed idroelettrico. In Toscana abbiamo sia le competenze che le risorse economiche necessarie per fare il salto di qualità, non solo a livello ambientale, ma anche nella “buona” occupazione che l’intero settore delle rinnovabili può garantire