Gli eventi sismici che si ipotizzano legati a un sito geotermico locale riguardano tecnologie EGS neanche autorizzate nel nostro Paese, come spiegano GEOENVI e INGV
Il 26 giugno 2021 alle ore 03:00 (UTC) un terremoto di magnitudo locale 3.9 ha colpito un’area a circa 10 Km a nord di Strasburgo, che ha provocato – pur senza danni rilevanti – un’ampia eco mediatica anche in Italia, in quanto la stessa rete sismologica e geodetica francese Résif-Epos parla di terremoto “indotto”, ovvero legato alle attività geotermiche della società Fonroche Géothermie.
Il terremoto è infatti avvenuto in prossimità di un campo geotermico di tipo EGS (Enhanced Geothermal System), nel quale già nel dicembre del 2020 si era verificato un terremoto di magnitudo 3.3; in quella occasione la prefettura del Basso Reno aveva sospeso tutte le attività del campo dopo il sospetto di una relazione diretta tra attività di iniezione di fluidi nel sottosuolo e sismicità.
Gli EGS sono soluzioni alla frontiera per lo sviluppo di tecnologie volte a produrre elettricità in sistemi idrotermali a bassa permeabilità mediante stimolazione e reiniezione, oppure per ottimizzare i sistemi idrotermali naturali sempre aumentandone la permeabilità: la fratturazione viene incrementata (o meglio stimolata) rompendo la roccia con immissione di acqua o altri fluidi a grande pressione in fondo pozzo, ed è così che è possibile l’innesco di attività sismica.
Come spiega Davide Piccinini, sismologo dell’INGV di Pisa, «caratteristica degli EGS è la presenza di pozzi capaci di iniettare ad alta pressione fluidi nel sottosuolo a profondità di diversi chilometri (>3 km), in grado di creare un network di fratture e quindi di generare un serbatoio geotermico artificiale. La generazione di nuove fratture coincide con la genesi di eventi sismici che in questi casi vengono definiti di natura antropica o più genericamente terremoti indotti. La dimensione delle fratture può dipendere dalla pressione e dal flow-rate di iniezione, dalle caratteristiche idro-meccaniche delle rocce e dal campo di stress, ma è solitamente nell’ordine di pochi centimetri/decimetri e l’energia (e quindi la magnitudo) degli eventi sismici associati al processo di fratturazione è molto piccola (M < 2)».
Quali sono i rischi in Italia sotto questo profilo?
Attualmente nulli, per un semplice motivo: «I campi geotermici di Larderello e Amiata sono considerati campi geotermici “convenzionali” (quindi non EGS), poiché sfruttano la circolazione idrotermale naturalmente presente nelle rocce serbatoio senza la necessità di effettuare idrofratturazione, che in Italia non è autorizzata – osserva Piccinini – Data la mancanza di dati industriali non è possibile in queste aree separare il contributo tra la sismicità naturale e quella indotta dalle operazioni di produzione, ma l’energia sismica rilasciata di norma rimane ben al di sotto della soglia del danno».
Anche dal progetto europeo GEOENVI, che sviluppato proprio per rispondere alle preoccupazioni ambientali sulla geotermia, confermano: «Quanto succede a Strasburgo è un’assoluta eccezione rispetto a molti anni di produzione: è importante stabilire e controllare le modalità di gestione. A poca distanza dal sito di Vendheim c’è un progetto già sviluppato da tempo che non ha provocato terremoti. Il rischio di sismicità dipende fortemente dalla situazione locale, dalle tecnologie utilizzate (tipicamente EGS con iniezione idraulica, e non necessariamente visto che ci sono progetti EGS che non hanno creato problemi, grazie a procedure di gestione). In ogni caso, in Italia non ci sono progetti EGS».