I deputati Ciampi e Sani citano i risultati dell’indagine epidemiologica in un’interrogazione a MITE e MISE: «Ora necessario che il Governo, in accordo con le comunità locali, promuova l’utilizzo diversificato e sostenibile della risorsa geotermica»
I deputati Lucia Ciampi e Luca Sani, entrambi esponenti del Partito Democratico, hanno presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri dello Sviluppo Economico e della Transizione Ecologica per chiedere se «lo sfruttamento dell’energia geotermica, anche attraverso il teleriscaldamento, può rappresentare una opportunità straordinaria per abbattere i costi energetici di famiglie ed imprese in questa fase di aumento vertiginoso delle bollette, anche alla luce delle nuove indagini che hanno escluso correlazioni tra emissioni geotermiche e aspetti sanitari».
Il riferimento è all’indagine epidemiologica InVetta, recentemente presentata dalla Regione Toscana, che dopo 14 anni di studi pubblici condotti sul territorio ha mostrato che sull’Amiata «non vi sono impatti significativi sulla salute derivanti dall’attività geotermoelettrica», individuando al contempo problemi «legati alla natura entropica del territorio» con la presenza di inquinanti come arsenico e tallio, preannunciando ulteriori studi in materia.
«La Regione Toscana ha monitorato dal 2008 ad oggi, con uno studio dettagliato ed approfondito gli effetti della geotermia sulla salute della popolazione, escludendo associazioni con malattie cardiocircolatorie, tumori, altre malattie croniche come il diabete o la tiroide. Si tratta – concludono i deputati PD – della prima indagine di questo tipo a livello europeo: la situazione continuerà ad essere monitorata ma è ora necessario che il Governo, in accordo con le comunità locali, promuova l’utilizzo diversificato e sostenibile della risorsa geotermica».
Al contrario del gas fossile (che l’Italia importa per circa il 95%), la geotermia rappresenta infatti una fonte di energia rinnovabile e autoctona, che permette di contenere il prezzo delle bollette, di lottare contro la crisi climatica in corso e di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo.
Già oggi la geotermia è in grado di coprire il 34% dei consumi regionali di elettricità, pari al 70% di tutta l’elettricità da fonti rinnovabili prodotta in Toscana: le 34 centrali geotermoelettriche gestite da Enel producono circa 5,7 TWh l’anno, quanto basta ad evitare il consumo di 1,1 MTep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e l’emissione in atmosfera di 3 Mt di CO2eq. Alla partita dell’elettricità si aggiunge poi quella del calore, con 9 Comuni geotermici forniti dal teleriscaldamento – si tratta di circa 13mila utenti, comprese varie realtà industriali – e una produzione di calore pari a circa 454 GWh, in grado di evitare l’emissione di altre 121mila tonnellate di CO2eq.
E anche se in Toscana da tempo non vengono più realizzati impianti geotermoelettrici (l’ultimo in ordine cronologico è Bagnore 4, risalente a 8 anni fa), il potenziale della risorsa permetterebbe un raddoppio dell’elettricità generata come anche un crescente impiego diretto del calore.