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Geotermia e salute, dalla Regione Toscana ecco la cabina di regia sul progetto InVetta

Coordinata dall’Agenzia Regionale di Sanità, è composta da 8 esperti: Fabio Voller, Simona Dei, Emanuela Balocchini, Roberto Turillazzi, Massimo Bartalucci, Cesare Fagotti, Guido Mannaioni e Maria Cristina Aprea

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Coordinata dall’Agenzia Regionale di Sanità, è composta da 8 esperti: Fabio Voller, Simona Dei, Emanuela Balocchini, Roberto Turillazzi, Massimo Bartalucci, Cesare Fagotti, Guido Mannaioni e Maria Cristina Aprea


Con la delibera n°185 varata nei giorni scorsi, la Giunta Regionale della Toscana ha costituito la Cabina di regia sul progetto InVetta – ovvero l’Indagine di biomonitoraggio e valutazioni epidemiologiche a tutela della salute nei territori dell’Amiata – che sarà coordinata dall’Ars e farà direttamente riferimento alla direzione Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana.

Due gli obiettivi della Cabina di regia: il primo sta nella «definizione di un documento programmatico che indichi le azioni, gli interventi, le ricerche, gli approfondimenti necessari ed il relativo cronoprogramma, a partire dalle conclusioni emerse nell’ambito dello studio InVetta»; il secondo, nella «valutazione di successive azioni in ambito di prevenzione sanitaria nonché di monitoraggio e produzione di report relative alle sulle attività svolte».

Si tratta di un’iniziativa nata a valle dei risultati prodotti nell’ambito dell’indagine epidemiologica InVetta in merito alle correlazioni tra salute e geotermia in Amiata.

Come spiegato da Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia dell’Agenzia Regionale di Sanità (ARS), «rispetto alle emissioni geotermiche non abbiamo trovato correlazioni con aspetti sanitari se non con l’ipertensione, elemento abbastanza anomalo e che approfondiremo, più problematici sono i dati legati alla natura entropica del territorio. Ovvero la presenza di taluni metalli che sappiamo essere una caratteristica di quei luoghi, come arsenico e tallio, e che ci spingeranno ad ulteriori studi».

In particolare, l’esposizione all’arsenico è emersa come di tipo «prevalentemente di tipo alimentare», confermato «dall’aumento dei livelli urinari di arsenico correlati all’abitudine di utilizzare l’acqua dell’acquedotto a fini potabili, rispetto a coloro che hanno dichiarato di utilizzare l’acqua minerale in bottiglia».

Come per l’arsenico, anche per il tallio è stata evidenziata «un’esposizione di tipo alimentare, soprattutto relativa al consumo di frutta e verdura da orti locali».

Da dove vengono questi inquinanti?

Durante la presentazione dell’indagine epidemiologica, l’assessora all’Ambiente, Monia Monni, ha spiegato che «sul fronte delle acque vi è la necessità di proseguire l’attività di indagine e controllo per comprendere più nel dettaglio la situazione. Su questo fronte ho condiviso da subito la scelta di istituire una Cabina di regia regionale per proseguire un lavoro di analisi che vedrà il coinvolgimento anche di ARPAT».

A comporre la Cabina di regia sono stati chiamati Fabio Voller dell’Agenzia Regionale di Sanità; Simona Dei (direttore sanitario USL Sud Est); Emanuela Balocchini (dirigente responsabile del settore Prevenzione collettiva, presso la direzione Sanità, welfare e coesione sociale Regione Toscana); Roberto Turillazzi (direttore dello Staff della direzione sanitaria dell’USL Sud Est); Massimo Bartalucci (P.P. Procedure tecnico autorizzative in materia di Acque – settore Genio civile Toscana sud – direzione Difesa del suolo); Cesare Fagotti (coordinatore Area vasta Sud/responsabile Dipartimento provinciale di Siena di ARPAT); Guido Mannaioni (professore ordinario di Farmacologia al dipartimento di Neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino all’Università di Firenze, oltre che direttore della SOD complessa tossicologia medica e centro antiveleni – AOUC); Maria Cristina Aprea (direttore del Laboratorio unico regionale di Sanità pubblica – Dipartimento interaziendale regionale).