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Geotermia e cibo: un connubio che fa bene alla sostenibilità: il caso toscano

Guglielmetti: «Un esempio di eccellenza è rappresentato dalla CCER, la prima Comunità mondiale del cibo ad energia pulita e rinnovabile che opera nel settore agroalimentare e che insiste sui metodi di produzione oltre che sui prodotti»

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Guglielmetti: «Un esempio di eccellenza è rappresentato dalla CCER, la prima Comunità mondiale del cibo ad energia pulita e rinnovabile che opera nel settore agroalimentare e che insiste sui metodi di produzione oltre che sui prodotti»


Il settore alimentare rappresenta attualmente circa il 30% del consumo totale di energia del mondo e contribuisce a oltre il 20% delle emissioni totali di gas serra: il cibo che portiamo in tavola ogni giorno incide dunque in profondità nella crisi climatica in corso, e ridurne l’impronta di carbonio rappresenta un passo fondamentale per contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi.

Sotto questo profilo la geotermia «ha un potenziale ancora inesplorato per quanto riguarda gli usi diretti del calore nel settore agro-alimentare – spiega Luca Guglielmetti, geologo e ricercatore all’Università di Ginevra – Anche se i casi in cui l’energia geotermica è applicata nelle differenti fasi della filiera coprono una varietà piuttosto ampia di applicazioni, questa fonte rinnovabile contribuisce oggi solo in minima parte alla trasformazione energetica del comparto nel suo complesso».

Le diffusione delle buone pratiche che finora sono state implementate unendo con successo la geotermia alle produzioni agroalimentari rapprestano dunque dei punti di riferimento particolarmente importanti.

Tra questi, a livello internazionale spicca l’esperienza della Comunità del Cibo a Energie a Rinnovabili (CCER) della Toscana.

«Un esempio di eccellenza – spiega Guglielmetti – è rappresentato dalla Comunità del Cibo a Energie a Rinnovabili che, nata nel 2009 in Toscana grazie ad un’intesa tra Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e CoSviG (il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche), è la prima Comunità mondiale del cibo ad energia pulita e rinnovabile che opera nel settore agroalimentare e che insiste sui metodi di produzione oltre che sui prodotti, ed è composta da imprenditori che hanno come priorità quella della sostenibilità ambientale».

La CCER riunisce imprese toscane del settore alimentare che utilizzano esclusivamente energie rinnovabili – geotermia e non solo – per la propria produzione, oltre a materie prime strettamente locali: i prodotti sono i più svariati, andando dal basilica a cereali e pizza, fino a olio d’oliva, vino e birra.

Anche Legambiente – nel report 2021 dedicato alle Comunità Rinnovabili – ha scelto di premiare la CCER.

In particolare, tra gli aderenti alla Comunità quest’anno, Legambiente ha posto l’accento su Parvus Flos, cooperativa agricola biologica che a Radicondoli produce basilico e suoi derivati (pesto), piante aromatiche e ornamentali in serre geotermiche; Vapori di birra, il primo birrificio artigianale in Italia che, a Sasso pisano, impiega il calore derivante dal vapore geotermico come fonte primaria di energia per il processo brassicolo; Serraiola Wine, azienda agricola conduzione familiare sin dalla fine degli anni ’60 che si estende nel Comune di Monterotondo Marittimo per 40 ettari, privilegiando colture viticole e olivicole oltre che il fotovoltaico, grazie a un impianto per l’approvvigionamento di elettricità.

«L’energia geotermica sta dimostrando come può sostenere una transizione del settore agro-alimentare verso una maggiore efficienza energetica, sostenibilità e decentralizzazione in molte applicazioni in tutto il mondo. Tuttavia – conclude Guglielmetti – disaccoppiare l’aumento della produzione alimentare dall’uso dei combustibili fossili richiederà cambiamenti fondamentali nella filiera alimentare, sia a livello locale sia globale. Sono necessarie forti politiche di sostegno a lungo termine e meccanismi finanziari per sostenere la diffusione dell’efficienza energetica e dell’energia geotermica e più in generale rinnovabile».