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Geotermia: dal CNR di Pisa una mappa globale per capire dove è idoneo installare una centrale

«I cittadini chiedono, con diritto, trasparenza sulle ragioni della scelta del loro territorio per la costruzione di una centrale e sui benefici e le problematiche». Il centro Italia, come larga parte del Paese e d’Europa, presenta una probabilità di idoneità alta

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«I cittadini chiedono, con diritto, trasparenza sulle ragioni della scelta del loro territorio per la costruzione di una centrale e sui benefici e le problematiche». Il centro Italia, come larga parte del Paese e d’Europa, presenta una probabilità di idoneità alta


L’Italia ha iniziato per prima a impiegare la geotermia per produrre elettricità.

Un’opportunità che oggi viene colta in 30 Paesi del mondo, ma le aree che potrebbero far ricorso al calore della terra sono molte di più.

Ma le problematiche non mancano, come spiegano dal CNR.

«Ad oggi lo studio dell’idoneità di un’area alla costruzione di una centrale geotermica richiede ispezioni invasive, trivellazioni, relativi permessi ed autorizzazioni e grandi costi. Inoltre i cittadini coinvolti nelle aree delle ispezioni e di costruzione chiedono, con diritto, trasparenza sulle ragioni della scelta del loro territorio per la costruzione di una centrale e sui benefici e le problematiche, ecologiche e sociali, che questa può comportare».

Per facilitare il compito di individuare le aree adatte ad ospitare centrali geotermoelettriche, i ricercatori Gianpaolo Coro ed Eugenio Trumpy – rispettivamente dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” (CNR-ISTI) e dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR-IGG), entrambi con sede a Pisa – hanno unito le forze per pubblicare sull’autorevole rivista Journal of cleaner production lo studio Predicting geographical suitability of geothermal power plants.

I risultati possono essere sintetizzati nella prima mappa globale, a risoluzione 50 km, di idoneità di un’area all’installazione di una centrale geotermica ad alta efficienza.

La mappa è stata realizzata, nel corso di due anni, mediante la combinazione di tecniche di analisi geospaziale e di intelligenza artificiale, dopo un’accurata selezione ed elaborazione di decine di parametri geofisici potenzialmente correlati alle centrali geotermiche mondiali.

Ogni 50 km, la mappa indica la probabilità che l’area sia idonea all’installazione di una centrale ad alte prestazioni: l’affidabilità della mappa è stata valutata rispetto a circa 200 centrali nuove o pianificate in tutto il mondo, predicendone correttamente oltre il 92%.

Più nel dettaglio, il modello ha identificato le seguenti variabili come le più importanti per valutare l’idoneità geotermica di un sito: emissione di anidride carbonica al suolo, densità di terremoti, altitudine, flusso di calore, spessore dei sedimenti e temperatura dell’aria in superficie.

La combinazione ottimale di queste variabili è stata appresa automaticamente dal modello di intelligenza artificiale sviluppato dai ricercatori ed è stata poi applicata per produrre la mappa.

All’interno della carta, i colori gialli indicano una probabilità di idoneità bassa, mentre i colori rossi – presenti in tutta l’Italia centrale e oltre, insieme ad una buona parte d’Europa – una probabilità alta.

I punti viola indicano invece le centrali pianificate non predette dal modello.

I dati e i processi utilizzati per la realizzazione della mappa, come sottolineano dal CNR, sono disponibili gratuitamente sulla piattaforma D4Science del CNR-ISTI, che promuove la scienza aperta e la ripetibilità degli esperimenti.

«Il risultato di questa ricerca – concludono dal CNR – ha grandi potenzialità per l’industria della geotermia, per la popolazione, per gli organi decisionali e per i geologi. Infatti, consente di risparmiare tempo e denaro per le ispezioni preliminari, con evidenti benefici agli ecosistemi, al paesaggio ed alle popolazioni coinvolte. Inoltre, facilita la comunicazione con i cittadini attraverso la trasparenza sulle ragioni della selezione del loro territorio per la realizzazione di una centrale, favorendo il dibattito sul trade off tra la salvaguardia del territorio e degli ecosistemi e gli interessi dell’industria geotermica».