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Geotermia Amiata: “Materializzazione progressiva di un percorso partecipato”

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A fine mese ad Abbadia San Salvatore un convegno sulla geotermia

Fonte: Il Cittadino Online

Autore: Fabrizio Pinzuti

Dopo il convegno di Firenze del 15 luglio e quello di Rimini del 3-6 novembre 2015 i temi della cosiddetta ”buona geotermia” approdano finalmente anche in Amiata, ad Abbadia San Salvatore, i prossimi 29 e 30 gennaio, presso il cinema teatro Amiata. “Materializzazione progressiva di un percorso partecipato”: così è stata definita questa terza iniziativa del sindaco Fabrizio Tondi, ulteriore tappa della redazione della “ Carta di Abbadia San Salvatore”, di cui sono noti i principi cardine:

  • Predilezione verso i piccoli e micro impianti, quelli compresi tra i 100 KW e i 5 MW, al posto delle centrali di grande taglia per massimizzare l’uso complessivo dell’energia elettrica e del calore residuo (dalla generazione alla cogenerazione).

  • Realizzazione di impianti obbligatoriamente a totale re-iniezione sia di fluidi geotermici che dei gas incondensabili, al fine di ottenere impatto zero sull’atmosfera.

  • Favorire le condizioni che portino, nei prossimi anni, verso la riconversione dell’attuale geotermia inquinante (in particolare nelle aree del Monte Amiata) in una “geotermia sostenibile”, attraverso l’adozione di cicli integrati e/o combinati.

  • Puntare sull’utilizzo di un unico pozzo sia per l’estrazione del fluido geotermico che per la sua reimmissione nel sottosuolo, minimizzando l’impatto paesaggistico e lo spazio occupato dalle nuove centrali anche nelle taglie maggiori.

  • Inserimento ambientale dei nuovi impianti sulla base di criteri paesaggisticamente condivisi, evitando l’inquinamento acustico e preferendo ubicazioni parzialmente interrate.

  • Studio e sperimentazione dello scambio in pozzo, realizzando un modello di micro-impianto replicabile che adotti soluzioni scientificamente ineccepibili.

  • Obbligo di controllo e validazione delle tecnologie di realizzazione dei pozzi che, seguendo i criteri internazionalmente adottati, devono impedire ogni scambio tra falde diverse preservando così la falda acquifera superficiale da ogni forma di contaminazione, in particolare da parte dei fluidi geotermici contenuti nelle falde profonde.

  • Implementazione di un “Osservatorio di controllo” che preveda la partecipazione attiva dei cittadini e delle istituzioni locali, attivo sia nella fase di realizzazione che in quella di esercizio.

Al di là dei principi , dei facili entusiasmi e di comprensibili ridondanze, la novità più importante rispetto alle vecchie centrali “flash” è rappresentata dallo “scambiatore in pozzo”, presentato dal prof Giuliano Gabbani dell’Università di Firenze, Dipartimento di Scienza della Terra, come soluzione in grado di evitare “di estrarre e reiniettare il fluido geotermico nel sottosuolo, rendendo l’utilizzo della risorsa geotermica priva di qualsiasi impatto ambientale. Il progetto di ricerca, che ha visto impegnati ricercatori dell’Università di Firenze, Dipartimento di Scienza della Terra, una consociata di Eco-Acciai (Decomar) e un produttore di cementi speciali, ha dato come risultato uno scambiatore ad alta efficienza. Lo scambiatore è attualmente in fase di test e se ne prevede la commercializzazione nel giro di un paio di anni”.