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Geotermia, Ambiente, Toscana: La geotermia toscana nell’Annuario Arpat 2017

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All’interno del documento i dati sulle emissioni di acido solfidrico e mercurio aggiornati, dal 2012 al 2016

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

È stato pubblicato il nuovo Annuario dei dati ambientali 2017 redatto da ARPAT – Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Toscana e giunto quest’anno alla sesta edizione.

«Un progetto – lo descrive l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni – inaugurato nel 2012 che ha scelto di privilegiare solo carte tematiche e numeri, restituendo un volume di reporting agile, disponibile sul Web, scaricabile, che offre al lettore materiale facilmente leggibile, organizzato come sempre in sei capitoli: Aria, Acqua, Mare, Suolo, Agenti Fisici e Sistemi Produttivi».Tra questi ultimi sono ricomprese anche le 36 centrali geotermoelettriche monitorate dall’Agenzia, e per le quali nell’annuario sono presentati i dati inerenti l’acido solfidrico (H2S) e il mercurio (Hg) totale emessi dalle centrali negli anni 2012-2016

Per quanto riguarda la prima tipologia di emissioni, oltre a presentare le tabelle relative con il dettaglio dei dati dell’ultimo quinquennio, ARPAT ricorda che «l’acido solfidrico emesso dalle centrali geotermoelettriche costituisce la sostanza dal caratteristico odore di “uova marce”. Tale percezione olfattiva si verifica quando la concentrazione in aria di questa sostanza supera i 7μg/m3, valore comunque molto al di sotto del limite di attenzione sanitaria stabilito dalla Linea Guida del WHO (150 μg/m3 come media nelle 24 ore), ovvero avvertire il cattivo odore non significa che esista un rischio sanitario. La soglia di percezione olfattiva di 7μg/m3 è un valore convenzionale al cui livello solo il 50% della popolazione esposta percepisce un disturbo olfattivo. Sulla base delle diverse sensibilità individuali, è possibile che una piccola parte di popolazione esposta possa avvertire un disturbo olfattivo già a partire da una concentrazione di aria di 4 μg/m3. Ad oggi tutte le centrali sono dotate di un sistema di abbattimento del mercurio e dell’acido solfidrico presenti nei gas incondensabili, denominato AMIS, in grado di abbattere il 99% dell’acido solfidrico che si ripartisce nel gas in uscita dal condensatore e, successivamente, in entrata AMIS. La parte restante di acido solfidrico si ripartisce, anziché nel gas, nelle condense, e una quota di essa viene emessa allo stato aeriforme dalle torri refrigeranti causando, talvolta, il superamento della soglia di percezione olfattiva».Soffermandosi invece sull’altra tipologia emissiva, ARPAT spiega che il mercurio «è un elemento fortemente reattivo e, in caso di intossicazione, riduce la funzionalità di enzimi e proteine; l’organo bersaglio maggiormente a rischio è il sistema nervoso centrale. Il mercurio elementare è presente in forma naturale, in ambiente, con valori di 2 – 4 ng/m3 misurati in zone remote, lontane da industrie e prive di anomalie geologiche locali, mentre nelle aree urbane sono normalmente misurati circa 20 ng/m3 [1 nanogrammo (ng) corrisponde a 1 miliardesimo di grammo (g)]. Le determinazioni dei livelli di esposizione da mercurio della popolazione della zona del Monte Amiata, dovuti alla somma dei due contributi, componente naturale, pur in presenza di una significativa anomalia geologica, più la componente emissiva della Centrali geotermoelettriche, dimostrano valori molto lontani dal valore limite di cautela sanitaria stabilito dalle Linee Guida internazionali (WHO, ATSDR, EPA), che è di 200 ng/m3 mediato su base annua. Nell’area del Monte Amiata si registrano dati spesso paragonabili ai livelli di fondo naturale, ovvero per lo più compresi fra 2 – 4 ng/m3 con alcuni picchi a 8 – 20 ng/m3; fra l’altro i dati determinati da ARPAT sono registrati su base oraria invece che su base annua, per questo maggiormente cautelativi».