Quali impatti comporta l’impiego della risorsa geotermica in termini di inquinamento da mercurio nelle acque? Per rispondere dettagliatamente a questa domanda negli ultimi anni –sia per il riassetto di Piancastagnaio sia per la costruzione della centrale geotermica Bagnore 4– è stata realizzata una rete di punti di controllo delle acque nei pressi delle centrali geotermoelettriche amiatine, composta da 8 stazioni di acque superficiali tra Piancastagnaio e Santa Fiora, 9 stazioni di acque di falda nei comuni di Castiglione d’Orcia, Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Castel del Piano, Santa Fiora e Arcidosso, 4 piezometri nei territori di Santa Fiora e Abbadia San Salvatore oltre a 3 punti di prelievo in località Merigar nel comune di Santa Fiora.
Dopo cinque anni di controlli costanti, in corso dal 2012 e svolti sia da Enel sia da Arpat in modo autonomo e indipendente, i valori di concentrazioni di mercurio nelle acque si confermano «di gran lunga al di sotto del limite di soglia previsto per le acque potabili che è di un microgrammo a litro». Lo dichiara Enel Green Power in una nota, facendo chiarezza in merito alle ipotizzate concentrazioni di mercurio superiori ai limiti di legge nel fiume Paglia, a causa delle centrali geotermiche.
Enel Green Power smentisce nella maniera più categorica quest’ipotesi e precisa che «gli impianti AMIS (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato), installati su tutte le 34 centrali geotermiche toscane, consentono di abbattere la quasi totalità del mercurio e dell’H2S, tanto che dalle torri di raffreddamento esce vapore acqueo per oltre il 99,5% e ogni emissione di gas incondensabili, sostitutiva peraltro di emissioni naturali, è costantemente monitorata e molto al di sotto dei limiti di legge».