«LA GEOTERMIA è un fenomeno naturale con un significato tossicologico pari a zero». Lo sostiene Eros Bacci, professore di ecotossicologia all’Università di Siena, che entra nel dibattito aperto sull’Amiata intorno a rischi (veri o presunti) legati allo sfruttamento dei gas.
Professore, da una parte studi e Istituzioni sostengono che la geotermia è una risorsa rinnovabile e naturale, grazie alla quale Enel Green Power soddisfa il 25% del fabbisogno energetico regionale. Ma c’è anche ci afferma il contrario.
«Sinceramente non riesco a capire tanto accanimento contro questo dono della Terra che, come frammento stellare in via di raffreddamento, produce al suo interno ancora enormi quantità di calore derivanti dal decadimento di isotopi radioattivi (l’uranio, il torio ed il potassio), di origine assolutamente naturale. Questo calore può essere impiegato sia in sistemi a bassa entalpia, sia con macchine in alta entalpia. Si tratta di energia disponibile, anche in grandi quantità, senza attivare alcun processo di combustione».
Per fare chiarezza, ci spiega come nasce il fenomeno geotermico?
«Nei primi 5 chilometri di spessore della crosta terrestre vi è una quantità enorme di energia termica che si trova, però, in forma estremamente dispersa. Ma vi sono aree del Pianeta dove il calore si concentra e diviene disponibile sotto forma di fluidi geotermici ad elevata pressione e temperatura. In questo caso è possibile prelevare il fluido, portarlo in superficie e utilizzarlo a fini energetici e termici. Ma qui si entra in un campo tecnico che non è di mia competenza, che è già conosciuto e che non incide in termini di inquinamento».
A proposito di emissioni, può dirci quali sono quelle legate alla geotermia?
«I fluidi geotermici non sono solo vapor d’acqua e anidride carbonica, ma anche metano, idrogeno solforato, ammoniaca e tracce di arsenico e di mercurio (0,000001%). Quest’ultimo, nell’area amiatina raggiunge livelli dieci volte superiori (0,00001 %). Queste concentrazioni di mercurio producono un innalzamento dei livelli del fondo naturale percettibili solo con strumentazione in alta risoluzione e misurabili, in tracce minime, nella vegetazione spontanea che vive nel raggio di alcune centinaia di metri dalle installazioni. In assenza di trattamenti di abbattimento, le concentrazioni in aria sarebbero comunque molto inferiori a quelle del fondo naturale in mezzo agli Oceani. Significato tossicologico: zero. Sotto i 200 ng/m3 non esiste alcun problema per gli organismi viventi, esposti per tutta la vita. Considerazioni analoghe valgono per gli altri componenti minori. In tossicologia gli zeri contano e fanno la differenza tra una condizione naturale, con le sue oscillazioni, e una condizione di pericolo che si colloca al di sopra dei livelli di contaminazione generati. D’altra parte, anche per le sostanze cancerogene si calcolano i rischi legati all’esposizione e, quando questi rischi si mantengono al di sotto dei valori critici, il problema non esiste. Altrimenti dovremmo vestirci di piombo per non essere colpiti dal fondo di radioattività naturale e smettere di respirare per non introdurre radon nel nostro corpo. Insomma, voglio dire che ci sono aree, come quella amiatina, in cui certi elementi sono presenti a prescindere dall’attività geotermica».
E per quanto riguarda l’idrogeno solforato?
«Qui il ragionamento è diverso: i livelli monitorati da Arpat mostrano come si sia sempre entro i limiti che tutelano la salute, con punte sulle 24 h ben al di sotto degli 0,1 mg/m3. Tuttavia, essendo la soglia nasale molto bassa (sotto 0,01 mg/m3) si possono creare odorosità fastidiose».
Infine, l’anidride carbonica?
«Possiamo definirlo uno sguardo al maggiore, dopo il vapor d’acqua: l’anidride carbonica. E’ vero che in talune centrali si arriva a rilasci in atmosfera dell’ordine dei 500 grammi per ogni kWh elettrico prodotto, ma non si deve dimenticare che quell’anidride carbonica, generata dalla scissione termica dei carbonati (processo naturale che avviene sotto terra), avrebbe comunque raggiunto la nostra atmosfera. Aggiungo un’ultima nota a proposito delle centrali geotermiche: mentre quelle a combustibile fossile (gas naturale, carbone, olio combustibile) emettono in atmosfera importanti quantità di ossidi di azoto, le centrali geotermiche (perché tale è il processo che genera il calore della Terra) emettono azoto, sì, ma come N2 che è quasi l’80% dell’aria che respiriamo».