Il sindaco Guarguaglini: «Abbiamo acquistato due stazioni agro meteo, noi siamo a fianco delle imprese. Se nasce l’olio Radicondoli vuol dire che c’è un tessuto capace di fare dell’innovazione il proprio terreno di sperimentazione»
Ovunque nel mondo, la geotermia è una fonte rinnovabile unica per le potenzialità che ha nell’offrire occasioni di diversificazione economica ai territori – spaziando dall’agroalimentare all’industria termale – ma in Toscana questa opportunità si concretizza anche in un aiuto diretto grazie alla spinta delle amministrazioni locali.
È il caso di Radicondoli, dove il Comune e CoSviG – il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche – hanno lavorato congiuntamente supportando la nascita di un innovativo olio biologico di comunità.
Con un approccio che parte dal territorio – sono 10 le imprese agricole coinvolte, facenti parte della rete Evolution – e che vi torna con un approccio pienamente circolare: l’azienda capofila (il frantoio Pagliaia) insieme all’Università di Siena e al sansificio Caldini ha infatti studiato anche il metodo per il recupero della polpa della sansa per farne un ammendante sotto forma di farina poi pellettizzata.
L’olio di Radicondoli rappresenta un progetto da 1,2 milioni di euro, nato grazie a un Piano Integrato di Filiera (PIF) della Regione Toscana, alla collaborazione con AEDIT (spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) e al fondamentale ruolo di sostegno e coordinamento offerto dal Comune.
«C’è un vento nuovo che soffia sul territorio, di sviluppo e valorizzazione che noi siamo impegnati a portare avanti», commenta il sindaco di Radicondoli, Francesco Guarguaglini.
Il Comune ha seguito e segue infatti con attenzione la realizzazione del progetto, con l’obiettivo di stimolare l’imprenditoria privata e sostenerla.
«Insieme a Cosvig abbiamo anche acquistato due stazioni agro meteo – ricorda Guarguaglini – Noi siamo a fianco delle imprese. Se nasce l’olio Radicondoli vuol dire che c’è un tessuto capace di fare dell’innovazione il proprio terreno di sperimentazione».
Un olio bio e di comunità, perché sono i coltivatori che hanno partecipato al progetto che cedono una parte del loro prodotto per la nuova etichetta. Grazie al PIF è stato creato un raggruppamento di imprese: ognuna cede con una percentuale libera dell’olio che produce per l’olio Radicondoli che ha caratteristiche specifiche in relazione ad acidità, polifenoli e perossidi, tramite un disciplinare con indicazioni sia per la raccolta che per i tempi di frangitura.
Il risultato è un olio con qualità chimico-fisiche di eccellenza: acidità inferiore a quella ammessa per le DOP e IGP e una altissima carica di polifenoli.
La commercializzazione prenderà il via immettendo sul mercato 2/3000 litri contando, nei prossimi anni, di raddoppiare la produzione.
Il frantoio Pagliaia ha acquistato nuovi macchinari, altre aziende agricole hanno ampliato i terreni adibiti ad oliveto, qualcuno ha fatto infoltimenti e qualcuno ha recuperato vecchi oliveti abbandonati.
In totale ci sono 15 ettari di nuovi impianti (più di 5000 nuovi olivi di cultivare toscane) e per altrettanti è in corso il recupero.
L’80% del territorio coltivato è bio, e per poter mantenere e valorizzare questa caratteristica anche dovendo fare i conti con un nemico temibile come la mosca dell’olivo è stata scelta la strada dell’innovazione.
Come spiega Pierangelo Beata, del frantoio Pagliaia, il «software realizzato da AEDIT, spin off del Sant’Anna di Pisa, permette di avere con qualche giorno di anticipo un allarme su un probabile attacco di mosca in modo di avere il tempo per fare trattamenti bio ed evitare danni alle olive».
Per il corretto funzionamento del software per il monitoraggio della mosca servono però molti dati meteo ed è qui che la rete dei coltivatori Evolution ha potuto avere a disposizione quelli raccolti grazie alle stazioni agro meteo acquistate dall’Amministrazione comunale con l’intervento di CoSviG.
«Tramite WhatsApp vengono comunicati i risultati a tutte le aziende della zona – precisa Beata – Quando ci sono degli allarmi mosca vengono fatti i trattamenti in contemporanea. Quest’anno sono stati fatti dai 3 ai 5 trattamenti sulle olive a seconda dei prodotti usati. Sono state impiegate differenti strategie in zone diverse: dai funghi (microspore) antagonisti naturali della mosca, ad una miscela basata sul tannino del legno che disturba la mosca. E poi ci sono i trattamenti naturali anti stress a base di alghe dell’oceano atlantico che aiutano la pianta a superare fasi critiche come durante l’allegagione o legate a fenomeni come la siccità».