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Fukushima: dal disastro nucleare alla rinascita geotermica?

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Nell’area colpita dallo tsunami di un anno fa e dal conseguente disastro nucleare, potrebbe sorgere un grande impianto geotermico

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Le imprese giapponesi starebbero valutando la possibilità di costruire un grande impianto geotermico nell’area dove è avvenuto il più grande disastro nella storia del nucleare civile, dopo quello di Chernobyl.

A dirlo è il quotidiano Nikkei, in cui si legge che un consorzio guidato dalle società Idemitsu Kosan e Inpex Corp starebbe progettando la realizzazione del più grande impianto di energia geotermica del Giappone. L’impianto previsto per il 2020 avrebbe un costo di 1,2 miliardi di dollari e una potenza di 270 MW .

Il fatto che la centrale geotermica sia progettata proprio nella prefettura di Fukushima, riveste un grande valore simbolico per il Giappone, dove ad un anno dalla catastrofe nucleare innescata dall’onda di tsunami continuano ad emergere le drammatiche conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione.

Il progetto potrebbe avere una strada agevolata dal fatto che in seguito all’approvazione del Libro Bianco da parte del Governo, (documento in cui si indicava l’opportunità di sviluppare le energie rinnovabili per far fronte al ridimensionamento della strategia atomica) per permettere lo sfruttamento del potenziale geotermico nazionale sono state allentate le restrizioni, previste sino ad ora, per le perforazioni.

Anche se i rappresentanti del consorzio che sta progettando la centrale geotermica non negano di essere ancora lontani dal raggiungere una concreta decisione in merito.

Il Giappone, nonostante sia considerata la terza area al mondo in termini di potenziale geotermico, non l’ha mai praticamente sfruttato, se non per alimentare principalmente il settore turistico. Non a caso con i 540 MW attualmente prodotti l’energia geotermica rappresenta solo lo 0,3% del mix energetico giapponese.

Uno dei motivi alla base di questa scelta è rappresentato dal fatto che la gran parte delle riserve geotermiche è situato laddove sussistono le principali aree naturali del Paese e la normativa vieta la perforazione di pozzi in tali contesti.

L’altro motivo che ha frenato lo sviluppo del potenziale geotermico, che secondo varie stime potrebbe raggiungere valori di oltre 23 GWh, è la contrarietà espressa dai proprietari delle stazioni termali, preoccupati che lo sfruttamento per la produzione di energia elettrica delle sorgenti calde possa danneggiare la propria attività.

Adesso la legge che stabiliva il divieto assoluto di perforare il territorio all’interno del perimetro delle riserve naturali è stata modificata, pur mantenendo alto il livello di salvaguardia dell’habitat naturale.

Il progetto che potrebbe aprire la stagione della geotermia in Giappone si trova nel Bandai-Asahi National Park , situato nella prefettura di Fukushima, dove si ritiene che vi possano essere sorgenti sotterranee di acqua calda e vapore corrispondenti ad una potenza installata pari a circa 270 MW.

La scelta del governo di concentrare qui la nuova attività geotermica deriva anche dalle leggi speciali varate per il recupero della zona dopo il grande terremoto dello scorso anno; anche per questo è richiesto alle aziende che stanno seguendo il progetto di adottare misure volte alla rinascita economica attraverso il raggiungimento di accordi con i governi locali, riducendo al minimo l’impatto ambientale e offrendo un sostegno alle comunità locali, tra cui la fornitura di acqua calda agli alberghi, oltre agli accorgimenti tecnici su come scavare i pozzi (ad angolo, così da rimanere il più possibile al di fuori dei parchi) per raggiungere l’acqua calda sotterranea e il vapore.

I ministeri competenti discuteranno anche se consentire il perforamento verticale del terreno all’interno delle zone speciali del Fukushima Park e in altri parchi –anche se in via sperimentale- a partire dal prossimo aprile.

Vi sono, infatti, oltre a Bandai-Asahi National Park, altre aree ad alto potenziale geotermico in due aree parco nell’isola di Hokkaido, nella Prefettura di Akita, da cui si ipotizza una capacità di energia geotermica pari a 600 MW.

Per portare avanti l’analisi, la programmazione e la sperimentazione nel settore geotermico, il ministero dell’industria giapponese ha intenzione di stanziare circa 10 miliardi di yen nel bilancio 2012, oltre a misure tese ad incoraggiare le imprese ad entrare nel business della generazione geotermica.