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Fotovoltaico, Italia vicina al primato

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Al secondo posto nel mondo dietro la Germania grazie alla politica di incentivi. Costi in picchiata, risparmi in bolletta

Fonte: Il Tirreno

Autore: Andrea Di Stefano

Vicini al primato, ma anche prossimi ad una frenata che potrebbe paralizzare il settore. L’Italia è al secondo posto al mondo per capacità fotovoltaica in esercizio dopo la Germania e al primo posto per nuove installazioni effettuate in un anno. Secondo il Gse, Gestore dei Servizi Energetici, nel nostro Paese a fine 2011 erano in esercizio circa 330.200 impianti per 12.780 MW installati e 11 TWh di energia elettrica prodotti. L’anno si è infatti arricchito di 174.220 nuove unità per una potenza aggiuntiva di 9.300 MW, quasi tre volte la potenza esistente al 31 dicembre 2010 e alla fine dello scorso anno era presente un impianto fotovoltaico nel 95% dei Comuni italiani. Ovviamente il meccanismo di incentivazione del Conto Energia, erogato dal GSE, è stato il principale artefice di questa crescita. Alla fine del 2011, gli impianti che già vi hanno aderito hanno raggiunto una potenza complessiva pari a 11.500 MW e contribuito al 91% della produzione del 2011 ricevendo circa 4 miliardi di euro. Difficilissimo fare previsioni su cosa accadrà quest’anno: le stime fissano in circa 5 GW il possibile installato nel 2012, poco più della metà di quanto realizzato nel 2011, e di questi impianti, oltre il 60% è imputabile alle code del Registro GSE. La rapida discesa del costo dei pannelli, che sta mettendo in crisi molte imprese tradizionali con una raffica di fallimenti eccellenti soprattutto in Germania, è d’altra parte un potentissimo driver per il mercato, con i prezzi al kilowattora letteralmente dimezzati in quattro anni. Nel 2007, quando il fotovoltaico aveva un mercato di circa 20 miliardi di dollari, un impianto fotovoltaico costava in media 7,20 dollari al watt e il kilowattora prodotto con il sole dai 28 ai 47 centesimi di dollaro. Nel 2011, con un mercato da oltre 91 miliardi, il prezzo medio degli impianti è stato di 3,47 dollari al watt, con costi del kilowattora dai 14 ai 23 centesimi di dollaro. E quest’anno si profila un ulteriore sconto per gli impianti a 2,69 dollari al watt, con costi del kWh solare da 11 a 19 centesimi di dollaro. Nelle situazioni più favorevoli, come nel Sud, la grid parity si raggiungerà già quest’anno, mentre nel giro di dieci anni il fotovoltaico è destinato a non temere confronti: stando alle previsioni di Clean Edge, nel 2021 i costi del kilowattora fotovoltaico oscilleranno tra i 5 e i 10 centesimi di dollaro. Questa rapidissima riduzione dei prezzi sta spostando il boom del solare dall’Europa verso il mondo in via di sviluppo: in almeno 23 Paesi saranno avviati quest’anno più di 100 megawatt fotovoltaici, secondo l’ultimo rapporto di Ims Research, mentre la quota dell’Europa sul globale scenderà dal 70 al 50 per cento. Lo studio del Gse permette di scoprire la radice industriale del solare made in Italy: prendendo in considerazione il ramo d’attività del titolare dell’impianto, si scopre che a livello nazionale ben il 65% della potenza fotovoltaica è installata nell’industria (compresa la produzione di energia), il 13% nell’agricoltura, la stessa percentuale nel terziario e il 9% nel domestico. La percentuale più elevata per l’industria, pari all’87%, si registra in Puglia, seguita dal Molise con il 78%. Al contrario l’incidenza massima degli impianti privati, pari al 28%, viene raggiunta in Valle d’Aosta, a seguire il Friuli Venezia Giulia con il 23%. La regione nella quale il comparto agricolo assume il peso più rilevante è la Liguria con il 27%. Il Gse segnala anche un altro dato che, a prima vista, sembrerebbe far cantare vittoria ai detrattori della tecnologia solare: nel 2011 molti impianti (il 19% dei 330.196 sul territorio nazionale) hanno avuto meno di 500 ore di utilizzo. Solo il 50% delle installazioni, inoltre, ha prodotto energia più di 1.114 ore. Ma entrambi i dati, però, sono fortemente influenzati dai numerosi impianti entrati in esercizio ad anno avviato, che hanno significativamente abbassato il valore complessivo. Se infatti si prendono in considerazione solo gli impianti che hanno funzionato per tutto l’anno, le ore di utilizzazione medie risultano pari a 1.325, in aumento rispetto alle 1.200 ore del 2010, grazie soprattutto alle favorevoli condizioni climatiche. Il 2011 è stato, infatti, caratterizzato da temperature medie più elevate, lievi precipitazioni e ridotte nebbie, al Sud ma anche al Nord. La produttività degli impianti, evidenzia il Gse, è influenzata anche dalla tecnologia utilizzata: ad esempio la provincia di Viterbo, dove l’80% della potenza installata consiste in impianti con inseguimento solare, ha avuto ore di utilizzazione simili a quelle del Sud Italia (1.300-1.500 ore). Gli effetti del boom dello scorso anno si stanno facendo sentire pesantemente sulla borsa elettrica: prima dell’esplosione del fotovoltaico c’erano due picchi di prezzo, uno di giorno, verso le 11 di mattina, e uno di sera, verso le 18-20. Ora il picco delle 11 è praticamente scomparso, mentre quello serale è aumentato. La spiegazione è che quando gli impianti fotovoltaici entrano in produzione durante le ore di sole, producendo a costi marginali nulli (non serve più combustibile per dare un kWh in più), di giorno entra in diretta concorrenza con le centrali tradizionali e riesce a contenere il prezzo dell’energia. Si tratta di un effetto che secondo il Gse nel 2011 ha fatto risparmiare alla bolletta energetica del paese 400 milioni di euro.