In provincia di Grosseto sono circa 900 gli impianti fotovoltaici allacciati. Di questi, il 99% sono di piccole o medie dimensioni con una potenza complessiva di 20 megawatt di potenza. Attorno a questa nuova forma di energia verde si muovono circa 300 aziende di installazione che danno lavoro ad un migliaio di famiglie. Numeri che adesso rischiano di rimanere soffocati nelle maglie del decreto Romani, ribattezzato anche “ammazza rinnovabili”, perchè ha sancito la fine del terzo conto energia per gli impianti fotovoltaici, che potranno godere degli incentivi solo se saranno connessi alla rete elettrica nazionale entro il 31 maggio. E Legambiente si mobilita, a tutela prima di tutto del nascente distretto delle rinnovabili in Maremma, che oggi in Italia è sicuramente una delle realtà più qualificate e dinamiche sul fronte della green economy. Distretto delle rinnovabili significa avanaguarda nelle politiche di contenimento di Co2, sviluppo di un comparto nuovo, possibilità di alimentare un intero indotto e di creare posti di lavoro. Oggi tutto questo è a rischio, al punto che Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente, parla di “schiaffo da parte del Governo”, proprio mentre il settore delle rinnovabili avrebbe “bisogno di certezze per chi investe, per le aziende e per i cittadini. E la cosa non si limita a oggi – rilancia Gentili – ma deve avere una prospettiva per il futuro. Noi vogliamo certezze sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, anche perchè in questo momento siamo in apnea e rischiamo di non riemergere più”. A dirsi preoccupati, ma anche delusi sono i titolari delle principali imprese installatrici di impianti fotovoltaici della Maremma. “Ci siamo sbilanciati e abbiamo commesse ferme in magazzino perchè molti clienti hanno comprensibilmente disdetto i contratti dopo la scelta scellerata del Governo – dice Ulisse Ferretti, della Elettromoderna – Se questa situazione va avanti avremo problemi sempre più grandi. Già oggi ci troviamo a dover mandare a casa i dipendenti”. L’altro problema si chiama credito. “Anche prima dell’entrata in vigore del decreto Romani – prosegue Ferretti – avevamo problemi di accesso al credito, oggi chiedere un finanziamento è diventato impossibile”. Sulla stessa linea anche Pietro Pimpinelli della Ecoteti, che si occupa di smaltimento di amianto e di installazione di impianti fotovoltaici su tutto il territorio nazionale. “Abbiamo preso linfa dal conto energia e con noi lavorano imprese edili, elettricisti, escavatoristi. In più i nostri clienti erano contenti di fare investimenti, e ora invece si rischia il declino non solo come imprenditori ma anche come maremmani”. In provincia di Grosseto, grazie al conto energia, sono già stati smaltiti 8 ettari di amianto, una cifra considerevole. Ma gli sforzi rischiano di essere totalmente vanificati. Anche per questo Rossano Fanelli, titolare della Fanelli Energia, chiede una mobilitazione sotto la sede del Ministero dello Sviluppo, a Roma. “Sono stato costretto a fare quattro licenziamenti a causa di questo decreto, che ha provocato la disdetta di molti contratti. Non possiamo stare con le mani in mano, servono azioni plateali. Personalmente potrei anche smettere col fotovoltaico, ma ci credo da tempo. Ho 1,5 megawatt di impianti autorizzabili, ma non intervengo per onestà verso i clienti finchè non so come andrà a finire”. Per Angelo Gentili “il Governo ha il dovere di dare certezze. Ci viene detto che entro il 30 aprile sarà presentato il nuovo decreto, ma ad oggi non si sono ancora messi d’accordo su che tipo di interventi prevedere. Legambiente non è pregiudizialmente contraria alla scalrità dei contributi per l’efficientamento, ma deve essere graduale per evitare che un settore che in Maremma, come in altre zone d’Italia, ha avuto un impulso sano, intelligente e significativo, soccomba di fronte a scelte incomprenisbili, motivate solo dalla volontà di riportare l’Italia al nucleare affossando le rinnovabili”. Ne va del futuro di un territorio.