L’energia è una delle risorse più preziose per il nostro futuro e valutare l’efficienza energetica di uno stato significa anche tracciare un quadro decisamente significativo sul suo stato di salute. Il report globale realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Accenture e denominato “Global energy architecture performance index report 2014” permette di analizzare la performance energetica di ben 124 nazioni ed ha visto i risultati migliori in Europa e soprattutto negli stati scandinavi. La Norvegia è in testa, seguita da Nuova Zelanda e Francia. Spicca in negativo la posizione dell’Italia, che si colloca al 49° posto, risultando ultima tra i paesi dell’Unione Europea. L’indice valuta i paesi ed anche alcune significative aree geografiche (28 stati dell’Unione Europea, Nord Africa, Brics, Nord America, l’Africa sub— sahariana e l’Asean) ed utilizza tre indicatori: crescita economica, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica, analizzando le interazioni tra i diversi paesi e i gradi di dipendenza che influenzano i loro sforzi. Perché, come sottolinea il Responsabile delle Industrie Energetiche del World Economic Forum Roberto Bocca «la ricchezza di risorse o lo sviluppo economico da soli non garantiscono importanti risultati nell’indice ma per un sistema energetico efficace, i paesi devono focalizzarsi su tutti e tre gli aspetti del triangolo energetico». La posizione di leadership occupata dai paesi europei, soprattutto nordici, è dovuto soprattutto alla priorità che viene riservata agli investimenti per lo sviluppo di economie a basse emissioni attraverso le fonti rinnovabili e con politiche di efficienza energetica. L’Europa deve fronteggiare anche alcuni problemi dovuti alla sue linee guida, dal momento che la spinta verso la sostenibilità ha comportato alcuni compromessi riguardo all’accessibilità energetica mentre le utilities e i consumatori devono scontrarsi con i prezzi e un panorama politico incerto. Di grande importanza i risultati dei paesi cosiddetti Brics (Brasile, India, Cina, Russia e Sudafrica), rappresentanti le economie emergenti degli ultimi anni. In linea generale i Brics subiscono le ripercussioni di una maggiore presenza di industrie a intenso consumo energetico e generazione di emissioni. Il Brasile, ventiduesimo, è il paese con le migliori prestazioni di questa categoria, con l’estrazione del 50% di Pil in più per unità di utilizzo energetico rispetto alla media degli altri paesi del gruppo. La Cina (82° posto), il maggiore consumatore al mondo di energia, è riuscita ad aumentare l’accesso all’energia della sua popolazione, ma continua a lottare con importazioni energetiche e livelli di inquinamento in aumento. I risultati per il Nord e Centro America mostrano risultati diseguali: da un lato la dipendenza, dalle importazioni e dal combustibile fossile delle nazioni caraibiche, dall’altro la ricchezza di risorse di Canada, Usa e Messico. Caso a parte è quello del Costa Rica, che è uno dei soli due paesi a reddito medio superiore a classificarsi fra i primi dieci (l’altro è la Colombia). La strategia governativa, che promuove la trasformazione del sistema energetico, mira a far diventare Costa Rica il primo paese mondiale a zero emissioni di anidride carbonica, con il 99% della produzione energetica proveniente da fonti di energia rinnovabile. La situazione globale continua comunque a presentare aspetti preoccupanti, come emerge dal fatto che il molti paesi in via di sviluppo lottano ancora per soddisfare le esigenze energetiche di base dei propri cittadini, fornendo energia a meno del 50% della popolazione totale. Il 32% dei paesi dipende invece dalle importazioni per soddisfare più della metà del proprio fabbisogno energetico. «Dalla nostra analisi emerge che non esiste un unico cammino, ogni paese deve lavorare con le proprie risorse e restrizioni, compiendo scelte e compromessi difficili — spiega Arthur Hanna, managing director energy di Accenture e membro del World Economic Forum — e questo indice aiuta i singoli Paesi a fare il punto della situazione riguardo alle loro sfide in termini di transizione energetica e a individuare i principali ostacoli al successo, come le sovvenzioni che falsano i mercati, le continue incertezze sulle politiche energetiche e i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di nuove fonti e tecnologie energetiche». L’indice valuta i paesi e utilizza tre indicatori: crescita economica, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica, analizzando le interazioni tra i paesi e i gradi di dipendenza con i loro sforzi.