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Ferrante: “La geotermia e le rinnovabili non hanno bisogno solo di incentivi”

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A distanza di qualche mese dall’ultima intervista, siamo tornati a chiedere a Francesco Ferrante, uno dei leader storici dell’ambientalismo italiano, la sua opinione in merito ai recenti sviluppi normativi in tema di rinnovabili.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Ferrante, come giudica l’attuale stato di salute delle fonti rinnovabili nel nostro Paese? Sul piatto della bilancia in questo momento c’è la riforma dei certificati bianchi e il decreto sugli incentivi per le rinnovabili non fotovoltaiche.

Paradossale: esistono le condizioni per puntare su rinnovabili ed efficienza energetica rilanciando contestualmente lo sviluppo, e presentarsi nel mondo (a Parigi tra poche settimane c’è COP21 dell’Onu dove questi temi saranno al centro) con una carta in più da giocare sul fronte della competitività. Tuttavia la riforma dei certificati bianchi -necessaria per evitare storture e rilanciare uno strumento sinora efficace- rischia di trasformarsi semplicemente in una "stretta" che risulterebbe controproducente. Per quanto riguarda il decreto sugli incentivi alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche la situazione è ancora più complessa: il decreto “ponte” sulle incentivazioni del prossimo anno che dovrebbe condurci al 2017 -quando entreremo nel nuovo regime europeo- ancora non vede la luce ma le bozze che ho visto mi lasciano con un giudizio piuttosto negativo.

Lei ha recentemente scritto che l’era del petrolio è al tramonto, non tanto per la limitatezza della risorsa (visto che si sfruttano a tale scopo nuove tecniche estrattive o si scoprono nuovi giacimenti prima inutilizzabili) quanto per “obsolescenza tecnologica”. Però la produzione di energia da fonti rinnovabili necessita ancora di incentivi per stare sul mercato mentre il prezzo in caduta libera del petrolio (sia per un’eccessiva produzione sia per una debole domanda – per via della crisi economica) lo rende ancora oggi una fonte altamente concorrenziale.

Quello che sta succedendo nel mondo è che le grandi multinazionali del fossile perdono valore in borsa, che il petrolio continua a calare di prezzo soprattutto per il rallentamento della domanda, che 10 grandi Oil Company -tra cui la nostra ENI- alla vigilia di Parigi dichiarano di volersi impegnare contro i cambiamenti climatici e puntano sul gas come fonte meno inquinante. Ovunque -dagli USA alla Cina- aumentano gli investimenti nelle rinnovabili e si riduce il consumo di carbone. Organismi come la stessa Banca Mondiale e i grandi fondi d’investimento guardano con diffidenza l’enorme quantità di sussidi di cui continuano a beneficiare le fonti fossili. Insomma la strada è tracciata. A mio giudizio, tuttavia, occorrerebbe sviluppare nuovi metodi per accelerare l’innovazione, diverse dagli incentivi. Penso ad esempio al cambiamento delle regole in modo da favorire l’autoproduzione.

Eppure non si tratta solo di incentivazioni. Esistono anche Fonti Rinnovabili che non riscuotono una totale accettazione sociale. Penso alla geotermia nel Lazio e in Umbria, oppure alle stesse zone geotermiche toscane che -dopo la scadenza della moratoria- stanno aspettando una nuova normativa. Ma che sta succedendo?

Primo: anche il bene va fatto bene . E non possiamo dire che sia sempre andata così con le rinnovabili e anche con la geotermia. Secondo: va spiegato meglio che le rinnovabili non solo sono necessarie e indispensabili se vogliamo dare risposta globale ai cambiamenti climatici già in atto (e che quindi bisogna essere coerenti e respingere il sistema NIMBY- Not In My Backyard, “Non nel mio giardino”), ma che c’è anche un saldo positivo per il territorio e le comunità locali in termini di benefici ambientali ed economici quando gli impianti da fonti rinnovabili vengono fatti bene. Terzo: vanno stroncate le informazioni scorrette e prive di ogni base scientifica che a volte in maniera assai strumentale vengono diffuse contro le rinnovabili.