Lo schema di decreto per rendere obbligatoria l’indicazione di origine del grano utilizzato per la pasta, firmato dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda è stato inviato a Bruxelles, alla Commissione Europea ed è in attesa, secondo procedura, dell’ok definitivo.
“L’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta risponde all’esigenza di smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano – dice Tulio Marcelli Presidente di Coldiretti Toscana – in una situazione in cui un pacco di pasta su tre contiene grano straniero senza che i consumatori possano saperlo. Siamo molto soddisfatti di questo percorso – continua Marcelli – che ha preso le mosse a Firenze alla convention di Coldiretti Toscana lo scorso 29 settembre con l’annuncio fatto dall’allora premier Matteo Renzi”.
“Si tratta di un provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti per garantire maggiore trasparenza negli acquisti e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione”, precisa Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana. “In pericolo – secondo De Concilio – non ci sono solo la produzione di grano duro e la vita delle aziende agricole che lo coltivano, fatto già gravissimo, ma anche un territorio a rischio desertificazione che vedrebbe stravolto lo stesso paesaggio toscano”.
L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,9 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano il 42% della produzione nazionale, seguite dalle Marche. In Toscana mediamente vengono coltivati circa 110.000 ettari di terreno a grano; sono oltre 90.000 gli ettari seminati a grano duro e circa 20.000 quelli in cui si coltiva il grano tenero. La produzione del grano duro si concentra nelle province di Siena, Grosseto e Pisa, mentre ad Arezzo va il primato per il grano tenero, coltivato soprattutto in Val di Chiana. Sono circa 15.000 le imprese agricole toscane che coltivano grano; di queste 3.000 seminano ogni anno più di 10 ettari cereali.
Nonostante ciò sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero in un anno senza che questo venga reso noto ai consumatori in etichetta.
Il Decreto che introduce la sperimentazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine per la filiera grano pasta inviato a Bruxelles prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e se proviene da più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro e’ coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE". Queste indicazioni sull’origine – conclude la Coldiretti – dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo, in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili.