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Entro il 2020, in Europa, il fotovoltaico sarà in grado di raggiungere la piena competitività con le altre fonti di produzione di elettricità

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E’ però necessario rimuovere gli impedimenti che ancora frenano il pieno sfruttamento della fonte solare nella produzione elettrica.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Il potenziale solare europeo risulta molto alto secondo l’indagine PV LEGAL, condotta da Epia, l’European Photovoltaic Industry Association (l’Associazione Europea dell’ Industria Fotovoltaica) che riunisce alcune tra le maggiori associazioni di categoria europee, tra cui, in Italia, Assosolare.

Lo studio afferma che il comparto –in particolare nei cinque maggiori mercati UE del fotovoltaico, ovvero Germania, Italia, Francia, Spagna e Gran Bretagna- è in grado di giungere alla piena competitività con le altri fonti di produzione di elettricità entro il 2020, tagliando di oltre il 50% i prezzi attuali.

I costi della tecnologia sono, infatti, scesi drasticamente e il potenziale di ribasso nei prezzi ha ancora grossi margini, come sostiene lo studio ma, nonostante il comparto fotovoltaico abbia sviluppato a mercati attivi e attraenti nel vecchio continente e a una potenza istallata da record, esistono ancora impedimenti e questioni aperte che continuano a rendere difficile un pieno sfruttamento della fonte solare nella produzione elettrica. «Molti Paesi nel mondo riconoscono il potenziale dell’energia solare e stanno implementando strategie per lo sviluppo di questo mercato» ha detto Marie Latour, National Policy Advisor di EPIA . «Ma- ha continuato- in diversi Paesi UE le procedure amministrative e i procedimenti autorizzativi richiedono ancora un significativo snellimento. Il risultato è che in alcuni casi lo sviluppo e la connessione in rete degli impianti fotovoltaici in Europa può richiedere anche diversi anni». Dello stesso parere Thomas Chrometzka di BSW-Solar (l’associazione dell’Industria fotovoltaica tedesca), coordinatore dell’indagine, che indica anche come ridurre gli ostacoli allo sviluppo del fotovoltaico: «Definendo i principali ostacoli burocratici che bloccano lo sviluppo del fotovoltaico e formulando raccomandazioni concrete per la loro rimozione, PV LEGAL fornisce un set completo di soluzioni per migliorare I quadri normativi e amministrativi».

Per ridurre le barriere esistenti, siano esse procedure autorizzative, regole e standard tecnici per la connessione alla rete o problematiche inerenti alla capacità delle infrastrutture elettriche, il consorzio ha presentato in occasione del “PV SEC 2011”un decalogo in cui propone diverse strategie.

Le raccomandazioni includono indicazioni concrete quali la creazione di procedure autorizzative snelle e semplici oltre che integrate; la definizione di tempistiche e deadline precise e di linee guida chiare per le autorità di pianificazione; il coinvolgimento degli organismi incaricati della definizione degli standard tecnici, che dovrebbero essere resi obbligatori così come le regole di connessione.

Si suggerisce, inoltre, di ottimizzare le procedure di connessione alla rete e definire sanzioni per chi non rispetta le scadenze.

Infine, si raccomanda di affrontare seriamente le problematiche di capacità della rete, valutando costi, benefici e i potenziali interventi di estensione e sviluppo delle reti, tenendo in considerazione le peculiarità e i potenziali delle fonti rinnovabili e della generazione distribuita.

L’indagine condotta dal Consorzio PV LEGAL fornisce una descrizione dettagliata delle procedure amministrative in 12 Paesi UE e, per ognuno, le raccomandazioni specifiche.

Per l’Italia il documento sottolinea una revisione del quadro normativo di riferimento “troppo precipitosa” che ha causato una paralisi del mercato; inoltre una preesistente frammentazione degli iter autorizzativi, anche all’indomani dell’adozione delle Linee guida nazionali, che si riflette oggi in procedure poco chiare, costi “burocratici” troppo alti e tempistiche autorizzative difficili da determinare.

I punti particolarmente critici del quadro italiano vengono indicati nel “Registro per i grandi impianti”, il “Costo indicativo cumulato annuo (CAI)”, la “certificazione Filiera UE” e la “Richiesta di dichiarazione del Comune competente”.

Tutto questo indurrebbe a una percezione dell’aspetto amministrativo procedurale italiano come un vero e proprio “rischio paese”.