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Eni, Enel e Rete geotermica pronte al piano B per la Smith

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I tre colossi potrebbero decidere di sfruttare il bagaglio di specializzazione dell’azienda di Saline se da Houston venisse confermata l’intenzione di chiudere.

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Cecina

Autore: Andreas Quirici

«Il nostro impegno è quello di far tornare indietro Smith e continuare a produrre scalpelli per le perforazioni petrolifere». Un mantra ripetuto dai sindaci della Valdicecina fin dal momento in cui è iniziata questa vertenza. Ormai 26 giorni fa. In attesa che l’amministratore delegato, Giuseppe Muzzi, “conceda” una data per l’incontro a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico, qualcosa si sta comunque muovendo sul fronte alternativo alla stessa Smith. Una sorta di “piano B” che vede coinvolti colossi dell’energia nell’ambito di un’architettura industriale attualmente molto fragile e con numerosi punti interrogativi. Ma che lascia intravedere una o più strade da percorrere se da Houston, sede della multinazionale di origine belga, dovesse arrivare l’ordine di chiudere i battenti. Colossi coinvolti. Tra queste si sta delineando una realtà alternativa che coinvolga colossi come Eni, Enel, Rete geotermica toscana e altri soggetti del settore “oil & gas”, come già emerso ieri. Fra questi nomi Eni è sicuramente quello che concorre in modo maggiore al fatturato di Smith, commissionando scalpelli per le sue perforazioni petrolifere. Rete geotermica toscana è il consorzio delle sette aziende che hanno chiesto le autorizzazioni per le ricerche geotermiche con l’obiettivo di sfruttare la cosiddetta “bassa entalpia”. In questo caso il fabbisogno di scalpelli è tutto da verificare e riguarderebbe le perforazioni geotermiche. Anche Enel si “serve” di Smith per scalpelli a scopo geotermico e rappresenta una cifra vicina al 5% del fatturato dell’azienda di Saline. Servizi per le estrazioni. Il più grande operatore elettrico può però tornare utile alla causa grazie a una serie di servizi per le attività estrattive in appalto esterno per un valore di 150 milioni. Di questi, attualmente, ne ricadono sul territorio circa 25. L’obiettivo è quello di aumentare la cifra a circa 80 milioni per attività come manutenzione agli impianti e carpenteria. Lavorazioni che potrebbero essere dirottate su Saline. Fanta-industria? Forse, ma si tratta di elementi che, messi tutti insieme, potrebbero rappresentare un fatturato in grado di limitare i danni, soprattutto dal punto di vista dell’occupazione. I passi da compiere sono ancora molti e i nodi da sciogliere quasi infiniti. Primo fra tutti quello dei brevetti degli scalpelli, detenuti da Schlumberger dopo l’acquisizione di Smith. Oppure la volontà di essere coinvolti direttamente nell’operazione da parte delle aziende citate. Enel, per esempio, non sembra avere quella intenzione, vorrebbe solo mantenere la quota di commissioni di scalpelli. Muzzi in Italia? Entro domani, comunque, Muzzi dovrebbe dire agli organi istituzionali quando sarà disponibile a incontrarli, come ribadito da Paolo Tedeschi, il responsabile dell’ufficio di presidenza della Regione distaccato al Comune di Volterra. Parole che non fanno altro che aumentare l’attesa e la tensione al presidio dei lavoratori davanti alla fabbrica di Saline. Anche perché si sta diffondendo la voce che vuole Muzzi già in Italia. Qualcuno lo ha visto collegato a Whatsapp in orari impossibili per il fuso degli Stati Uniti. Altri, invece, affermano che l’ad stia lavorando con alcuni suoi collaboratori in vista dell’incontro al Ministero.