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Energia verde Gli incentivi resistono al braccio di ferro

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Il giallo del taglio agli incentivi nella manovra finanziaria è andato avanti per due giorni, ma la soluzione si avrà solo quando verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale dopo al firma del Presidente della Repubblica

Fonte: la Nazione

Autore: Alessandro Farruggia

GLI INCENTIVI alle rinnovabili restano, ma che fatica. Nonostante l’ultimo Consiglio dei Ministri avesse escluso l’eventualità, Tremonti ha riprovato a tagliare del 30% i benefici per l’energia pulita: una idea cara a Calderoli e gradita anche al superministro. E infatti. Raccontano che dal dicastero dell’Economia domenica era partita alla volta del Dipartimento affari giuridici e legislativi (Dagl) di Palazzo Chigi un “documento di lavoro” con la manovra.
E IN QUESTO testo c’erano i commi 10 e 11 dell’articolo 35, che stabilivano: «A decorrere dal 1° gennaio 2012 tutti gli incentivi gravanti sulle componenti tariffarie relative alla fornitura di energia elettrica e gas sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 30 dicembre 2.010». In altre parole, c’era un taglio netto a tutte le rinnovabili (e non solo al fotovoltaico come nel decreto dello Sviluppo Economico che rimodulava il Conto Energia) e persino un taglio alle tariffe agevolate per le fasce di popolazione svantaggiate.
UN PASTICCIO, oltre che una mazzata sulla nascente (e fragile) industria delle rinnovabili, a tutto beneficio delle fonti fossili.
Quando è stato informato (dal Quirinale?) che il testo prevedeva i tagli, il ministro Romani (come già fece in occasione dell’ultimo cdm) è andato su tutte le furie e si è sentito con Berlusconi. Era in gioco la credibilità sua oltre che del governo, e il risultato è che Berlusconi è intervenuto e ha stoppato il tentativo. Intanto si alzava il coro di indignazione generale di opposizione («governo allo sbando» attaccava il Pd), associazioni ambientaliste («provvedimento demenziale» per Wwf, Greenpeace e Legambiente) e di settore, e anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo si allarmava. Ma nel primo pomeriggio quello che sembrava un giallo, con spezzoni di manovra che uscivano dagli uffici e finivano sulle agenzie di stampa, era risolto. Prima da una nota di Romani che affermava come «nel testo definitivo della manovra non c’è nessun taglio degli incentivi per le energie rinnovabili» in quanto il cdm «ha convenuto sull’eliminazione della riduzione del 30% di tutte le agevolazioni e incentivi che oggi gravano sugli oneri di sistema presenti sulle forniture di energia elettrica e gas e che avrebbe inciso solo per il 3% sul totale del costo».
E POI da Palazzo Chigi che confermava come «l’articolo in questione (il 35, ndr) ha solo 9 commi». E quindi, niente tagli. «Se fosse vero, e lo vederemo solo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale — commenta il senatore del Pd Francesco Ferrante — sarebbe stato sventato l’ennesimo attacco alle rinnovabili. Ma il danno c’è, perché agli investitori si dà un quadro senza certezze, nel quale gli incentivi possono sparire da un giorno all’altro. L’opposto di quel che ci vuole per garantire una crescita ordinata del settore».