Grazie al lavoro dell’associazione culturale Ferra il Bosko di Abbadia San Salvatore – in collaborazione con la Società Macchia Faggeta ed i comuni di Abbadia San Salvatore, Santa Fiora, Arcidosso, Castel del Piano, Piancastagnaio e Seggiano, in un vasto e concreto esempio di collaborazione istituzionale – il più alto monumento naturale caratteristico di questa fetta della Toscana brillerà di una luce visibile fino a 70 chilometri di distanza: quella delle oltre 30mila luci installate sull’imponente croce in ferro battuto di 22 metri d’altezza realizzata dalle officine senesi di Luciano Zalaffi tra il 1900 e il 1910, che ancora domina il monte Amiata. Un’opera già al tempo avveniristica che richiese quattro tonnellate di ferro, all’epoca trasportate sulla cima del monte a dorso di mulo.
A partire dal 1 agosto infatti, la croce è illuminata ogni notte – dalle 21:15 alle 3 di notte – da più di 1 chilometro di cordoni led, luci a basso consumo che ben si legano alla sostenibilità con cui l’area amiatina consuma e produce energia, grazie agli impianti geotermoelettrici presenti sul territorio.
Il progetto “L’Amiata si illumina”, come spiegano i promotori, rappresenta «un’occasione per valorizzare la montagna toscana e le sue straordinarie bellezze e raccontare una storia antica ancora viva. La croce, per le popolazioni che vivono nei bellissimi borghi dell’Amiata, è una sorta di faro, un punto di riferimento comune che va al di là delle singole bellezze che caratterizzano ciascun paese e supera ogni velleità campanilistica: sotto la sua ombra si riconosce ogni amiatino. Nella volontà di legare il passato al futuro oggi si fa appello all’arte che, linguaggio universale e senza tempo, offre la possibilità di celebrare con strumenti contemporanei (i led), un monumento e il territorio che esso rappresenta riscoprendone passato e cultura».