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Energia, teleriscaldamento per quasi tre milioni di abitanti ‘equivalenti’

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Tra utenze domestiche, terziarie e industriali sono quasi 3 milioni gli abitanti equivalenti che usufruiscono di servizi di teleriscaldamento e/o raffrescamento, situati in 150 centri urbani sparsi in dieci regioni.

Fonte: ADN Kronos

Autore: ADN Kronos

Questa tecnologia consente di coprire il 6% del fabbisogno nazionale che, potenzialmente, potrebbe arrivare al 25%. Questi i dati del primo rapporto sul teleriscaldamento in Italia di Legambiente e Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (Airu)."L’efficienza energetica oggi viene riconosciuta come la più efficace strada per ridurre la spesa energetica e le emissioni di gas serra", ricorda Legambiente in una nota. "Tra i tanti cambiamenti avvenuti in questi anni proprio l’innovazione delle tecnologie, la ricerca e diffusione stanno permettendo di realizzare risultati fino a qualche tempo fa impensabili, e lo sviluppo che ha avuto il teleriscaldamento nel nostro paese ne è la dimostrazione – sottolinea l’associazione ambientalista -. Oggi sono quasi 3 milioni gli abitanti equivalenti (considerando quindi utenze domestiche, terziarie e industriali) che usufruiscono di servizi di teleriscaldamento e/o raffrescamento, che hanno permesso a famiglie e attività di risparmiare in bolletta e di ridurre inquinamento e emissioni".Il teleriscaldamento (o riscaldamento urbano a rete) è, appunto, un servizio energetico presente soprattutto nei centri urbani ubicati in aree climatiche fredde che consiste nella distribuzione di acqua calda o surriscaldata a mezzo di reti interrate, destinata al riscaldamento degli edifici e alla produzione di acqua calda igienico-sanitaria. Ad oggi il teleriscaldamento è presente in dieci regioni italiane: tutte quelle del nord escluso il Friuli, e in tre del centro Italia, Toscana, Lazio e Marche, con 192 reti al servizio di 150 centri urbani e 291 milioni di metri cubi serviti, pari al 6% del fabbisogno totale termico nazionale. Il 62% della volumetria teleriscaldata serve edifici residenziali con oltre 182 milioni di metri cubi, il 35% edifici di tipo terziario con 101,5 milioni di metri cubi e il 3% il settore industriale con 8,2 milioni di metri cubi tele riscaldati. "Abbiamo realizzato questo rapporto congiunto Airu-Legambiente per contribuire a una discussione che riteniamo fondamentale sulla prospettiva delle reti che vanno nella direzione di città sempre più efficienti e smart", ha dichiarato Katiuscia Eroe dell’ufficio Energia di Legambiente. "L’obiettivo è di far comprendere il funzionamento di questi impianti e le possibilità che possono offrire per il nostro paese e nelle diverse realtà. Il teleriscaldamento potrebbe arrivare fino a coprire una percentuale molto più elevata del fabbisogno termico nazionale, ma per questo dobbiamo fare finalmente della riqualificazione energetica la priorità nei prossimi anni, in modo da ridurre la domanda di riscaldamento, che è la principale spesa delle famiglie, e soddisfarla con le tecnologie e i sistemi più efficienti".Secondo Ilaria Bottio, segretario generale Airu, "interessante è l’analisi delle possibilità di sviluppo che potrebbe avere questa infrastruttura se debitamente sostenuta. Infatti seppur degna di rispetto ad oggi tale tecnologia soddisfa solo il 6% del fabbisogno nazionale di domanda per riscaldamento, mentre dalle valutazioni, seppur parametriche, si potrebbe arrivare a un 25%". Oggi sono 70 i comuni teleriscaldati attraverso l’uso di fonti rinnovabili con 88 reti, concentrati in Toscana dove è ricca la risorsa geotermica e in Trentino Alto Adige dove sono noti gli impianti a biomassa; 59 sono invece i comuni che ospitano nel proprio territorio le 72 reti alimentate da una sola tipologia di combustibile come gli impianti cogenerativi fossili, caldaie, centrali termoelettriche e recupero di calore da termovalorizzatori; 21 quelli con impianti alimentati da un mix di combustibili, fossili più recupero di calore e fonti energetiche rinnovabili. Il 67% della potenza totale utilizzata è costituita da impianti di cogenerazione alimentati da combustibili fossili, con 2.120 MWt (megawatt termici), mentre la restante quota di potenza è coperta da impianti di cogenerazione utilizzanti fonti energetiche rinnovabili e rifiuti solidi urbani per 615 MWt e da produzione termica semplice da fonti rinnovabili termiche per il 13%. Circa l’1% della potenza installata appartiene invece alla categoria delle pompe di calore ad alta temperatura.