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Energia. Studio Irex-Althesys: alla riduzione degli incentivi si contrappongono i sovracosti dei processi autorizzativi

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La burocrazia frena le rinnovabili
I benefici netti per il Paese nel 2030 potrebbero comunque salire a 50 miliardi

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Federico Rendina

L’energia rinnovabile italiana frena la crescita in patria ma accelera all’estero. E intanto qui da noi prende quota l’eolico, si ridimensiona l’impennata del fotovoltaico e lo scenario delle imprese di consolida a colpi di concentrazioni e acquisizioni, triplicate in cinque anni. Tutto bene? Non proprio. Gli analisti di Althesys ci dicono, nell’ultimo rapporto Irex, che l’Italia sta gestendo la corsa decisamente male. Perché i benefici potenziali per l’intero paese sono rilevanti, con un beneficio complessivo netto che al 2030 potrebbe avvicinarsi ai 50 miliardi di euro.
Ma anche senza troppi sforzi aggiuntivi, mantenendo il regime tendenziale di incentivi (che giustamente si vanno riducendo tenendo conto della crescente efficienza ed economicità delle installazioni) il beneficio complessivo si avvicinerebbe comunque ai 20 miliardi. Ma ecco l’altolà. Siamo i campioni della burocrazia che frena l’attività industriale e ne deprime la redditività. Vero è che tutto il mondo, o meglio tutta Europa, è paese. Succede in Spagna, ma non solo.
È uno spaccato a luci (non poche) e ombre (molte) quello che il rapporto annuale "Irex" presentato a Roma. Centrato su un preciso warning: nonostante il significativo aumento di efficienza regalato al settore dal progresso tecnologico e dalle economie di scala, la redditività complessiva degli investimenti sulle energie rinnovabili mostra, appunto, segnali di flessione. Colpa del ridimensionamento degli incentivi: più che lecito e opportuno (visto che i sussidi pesano sulle bollette), ma con proporzioni che evidentemente pagano qualche errore di valutazione. Anche perché ad assumere un peso crescente sono appunto i costi burocratici. Che «non calano», come sottolineano gli analisti di Althesys. E così «il quadro si presenta negativo» anche e soprattutto per il settore nevralgico del fotovoltaico «per il quale, a fronte di una discesa media dei costi del 35%, i ricavi sono quasi dimezzati (-46%)» stima il rapporto.
Certo, lo scenario rimane caratterizzato da una attività industriale robusta. Nell’ultimo anno sono state censite 217 operazioni di taglia industriale per 10,1 miliardi di euro di investimenti, con installazioni per 7.729 MW di potenza, con una marcata crescita delle imprese italiane (+ 30%) sostenuta «da due fattori molto diversi»: l’accelerazione dell’eolico che ha affrettato gli investimenti prima dell’entrata in vigore del nuovo sistema di remunerazione basato sulle aste. Ma forte, nel frattempo, è stata anche la crescita delle nostre imprese all’estero, salita del 55% rispetto al 2011, con una spinta vivace al di fuori dei confini europei.
L’attenzione rimane concentrata, naturalmente, sullo scenario nazionale. Partendo dalla domanda chiave che si ripropone: all’Italia conviene continuare ad investire sulle rinnovabili? Conviene comunque, perché l’analisi aggiornata sui costi-benefici tra il 2008 e il 2030, «mostra un saldo positivo compreso tra 18,7 e 49,2 miliardi di euro». Tutto ciò scontando «il minor valore che il mercato attribuisce al fattore ambientale». Gli analisti di Althesys si riferiscono al crollo di prezzo dei certificati Ets oggetto di un vivace dibattito sulle decisioni della Commissione Ue sugli eventuali sostegni alle quotazioni, ma anche i «tangibili benefici» di segno inverso «dovuti alla riduzione dei prezzi sui mercati elettrici attribuibili al fotovoltaico, passati dai 400 milioni di euro del 2011 a oltre 1,4 miliardi». Riduzione dei prezzi significativa durante il giorno, a richiesta sostenuta, mitigata solo in parte da una tensione "compensativa" dei prezzi nelle ore notturne.
In ogni caso «nel medio periodo – rimarca Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys – le rinnovabili saranno sempre più competitive e una componente essenziale del mercato».