I vulcani non fanno solo paura, possono portare anche ricchezza e quindi Napoli punta sull’energia geotermica. La citta’ del Vesuvio, che nella zona ovest ha anche un altro vulcano, quello dei Campi Flgrei, entro l’anno fara’ partire il progetto di una centrale geotermica propria nella zona flegrea per sfruttare il calore del sottosuolo per il riscaldamento domestico e per la poduzione di elettricita’. L’annuncio e’ arrivato durante un convegno sul tema ”Ambiente, pace, geotermia, sviluppo e lavoro”, che si e’ svolto oggi a Napoli. ”Puntiamo su un impianto pilota trigenerativo, integrato da altre fonti che in questo caso saranno il solare termodinamico e una biomassa liquida come il riciclo di oli vegetali o le coltivazione di alghe. Elementi tutti naturali”, spiega Antonio Luongo, consigliere comunale e delegato del sindaco De Magistris per l’energia. ”La geotermia e’ una delle energie sostenibili di cui siamo ricchi: secondo gli esperti il potenziale geotermico presente nel sottosuolo flegreo e’ pari all’energia prodotta da quattro grandi centrali nucleari”, spiega Luongo illustrando la scelta dell’amministrazione comunale di puntare sullo sfruttamento del geotermico. ”Seguendo il Paes (il piano di azione per l’energia sostenibile approvato in consiglio comunale ad agosto, ndr) – ha proseguito Luongo – il Comune si sta attivando seriamente su queste tematiche, secondo le direttive europee e seguendo l’Horizon 2020 per quanto riguarda l’implementazione delle energie sostenibili. Inizialmente puntiamo sul teleriscaldamento, poi sulla produzione di energia elettrica”. L’impianto sarebbe il piu’ grande di una serie di ”piccoli impianti sparsi per la citta”’, dice Luongo, e dovrebbe essere costruito con finanza privata ”c’e’ gia’ una compagine – ricorda Luongo – che ha partecipato ai bandi delle smart city e di cui fanno parte Istituti di ricerca, Universita’ e diverse aziende private. Verrebbero quindi messi nel progetto capitali provati con il contributo europeo come previsto dal progetto per le smart city”. La costruzione dell’impianto geotermico dovrebbe impiegare circa sei mesi. ”Io sono convinto – conclude Luongo – che con una geotermia ‘democratica’, non invasiva, ma di superfice e con impianti di nuova generazione a reiniezione noi potremmo aprire un nuovo futuro per la citta’ di Napoli e sono ceto che su questo avremo anche l’apoggio delle associazioni ambientaliste”. Sullo sviluppo del geotermico e’ intervenuto anche Marcello Martini, direttore dell’Osservatorio Vesuviano: ”La geotermia – ha detto – ha avuto un forte sviluppo negli ultimi anni, dai grossi impianti si e’ passati allo sviluppo di sistemi con produzioni intermedie se non addirittura domestiche e si e’ addirittura sviluppata in zone dove non ci sono vulcani, semplicemente sfruttando il gradiente della terra”. Sugli eventuali rischi legati allo sfruttamento di questa energia, Martini ha spiegato che ”bisogna sempre rapportarli agli impieghi – ha detto – noi studiamo il sistema geotermico dal punto di vista vulcanologico ma anche per l’eventuale utilizzo di questa energia. Ovviamente, come per tutte le cose umane, l’uso che se ne fa ne determina anche le condizioni di sicurezza o meno”.