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Energia: la strage delle scadenze

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Tutti i ritardi nei decreti attuativi previsti dal decreto rinnovabili

Fonte: La Repubblica.it

Autore: Valerio Gualerzi

Se il buon giorno si vede dal mattino, le cose non potevano andare molto diversamente. Il decreto “ammazza rinnovabili” del 2 marzo scorso fissava al 30 aprile il termine massimo entro cui varare la nuova normativa sugli incentivi alle rinnovabili e in particolare al fotovoltaico.
Una scadenza che creava già di per sé un vuoto temporale molto grave e in grado di recare danni pesanti al settore, mettendo in dubbio investimenti per milioni di euro. Tanto da indurre il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo a promettere che il governo avebbe fatto molto prima, licenziando il nuovo testo già entro il 20 marzo. Alla fine però per vedere la luce il “quarto conto energia” ha dovuto aspettare il 5 maggio.
Indigna quindi, ma non sorprende, che siano stati sforati ora anche i tempi previsti dalla nuova normativa sulle rinnovabili per il varo dei decreti attuativi ad essa collegati. I termini scadevano in date diverse, ma non oltre il 30 settembre, eppure non ce n’è traccia. Un lungo elenco di inadempienze, come ricorda puntualmente in un’interrogazione al ministero dello Sviluppo il senatore del Pd Francesco Ferrante.
a) entro il 27/06/11, articolo 7 comma 4, doveva essere emanato un decreto ministeriale per la prescrizione posa in opera impianti di produzione da risorsa geotermica;
b) entro il 27/06/11 doveva essere emanato, articolo 20 comma 1, una delibera sulle direttive delle condizioni tecniche per il servizio di connessione impianti di produzione biometano alle reti;
c) entro il 27/07/11, articolo 10 comma 2, doveva essere emanata una relazione sulla rassegna normativa tecnica EU, marchi qualità ecologica e etichette energetiche;
d) entro il 27/06/11, articolo 21 comma 2, doveva essere emanato un decreto ministeriale per la definizione degli incentivi per l’immissione in rete del biometano;
e) entro il 25/09/11, articolo 32 comma 1, doveva essere emanato un decreto ministeriale per la definizione degli interventi e delle misure per lo sviluppo tecnologico e industriale per il FER e l’efficienza energetica;
f) entro il 29/09/11, articolo 14 comma 1, doveva essere attivato un portale informatico per le informazioni sull’efficienza energetica, le buone pratiche e i procedimenti autorizzatori;
g) entro il 29/09/11, articolo 24 comma 1, doveva essere emanato un decreto ministeriale per la definizione degli incentivi per la produzione energetica elettrica da FER (fonte energetiche rinnovabili, ndr)  per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2012;
h) entro il 29/09/11, articolo 28 comma 2, doveva essere emanato un decreto ministeriale per la definizione degli incentivi per la produzione energetica termica da FER e l’incremento dell’efficienza energetica successivi alla data del 31 dicembre 2011;
i) entro il 29/09/11, articolo 42 comma 5, doveva essere emanata una relazione sui controlli e sulle sanzioni in materia di incentivi;
Un elenco lunghissimo (il Kyoto club ha deciso persino di istituire un “ritardometro”), al quale, parlando più in generale di politiche energetiche, vanno aggiunti:
1) i ritardi nell’implementazione delle normative europee in tema di efficienza energetica degli edifici, che molto probabilmente ci costeranno una multa da parte dell’Ue.
2) le norme sul “burden sharing” per definire gli obbiettivi vincolanti sulle energie verdi per le Regioni.
3) La convocazione della sempre più indispensabile conferenza nazionale sull’energia promessa dal ministro Romani entro la fine dell’estate.
L’unica consolazione è che si tratta di cialtroneria generica. L’avversità ideologica del governo per l’economia verde questa volta non c’entra. Basti pensare che dei ben 38 decreti attuativi previsti dalla legge Gelmini sull’università, fiore all’occhiello di questa maggioranza, a quasi un anno dal varo ne sono stati approvati solo quattro.