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Energia, il ministro dell’Ambiente guarda alla geotermia per ridurre la dipendenza dall’estero

Il 24 gennaio previsto un incontro tra il ministro Pichetto e il Tavolo tecnico geotermia, coordinato dall'UGI

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Il 24 gennaio previsto un incontro tra il ministro Pichetto e il Tavolo tecnico geotermia, coordinato dall’UGI


Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha assistito alla presentazione dello studio Infrastrutture energetiche per una transizione sicura e sostenibile, sviluppato da Confindustria Energia con la partecipazione delle sue associazioni, di H2IT e delle società Snam e Terna, con il supporto analitico di PWC.

«Evoluzione delle infrastrutture energetiche (fondamentali nella transizione), da un lato, e sostenibilità economica e sociale (ovvero mantenimento dell’occupazione e della competitività delle aziende) dall’altro, sono due facce della stessa medaglia», afferma il presidente Giuseppe Ricci, soffermandosi sullo scenario “sostenibilità integrata” elaborato da Confindustria energia.

Lo studio valuta in 182 miliardi di euro gli investimenti necessari nel periodo 2022-2030, che si traducono in un valore aggiunto totale di 320 miliardi di euro, nell’impiego di 380 mila Ula (unità di lavoro annue) ed in una riduzione di emissioni pari a -127 Mton CO2/anno nel 2030.

«Un piano integrato di investimenti – argomenta Ricci – che presenta benefici sul sistema Paese in termini di crescita economica, di ricadute ambientali e occupazionali con investimenti valutati secondo criteri di neutralità tecnologica, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di sicurezza energetica e di sostenibilità sociale, attraverso infrastrutture energetiche flessibili e resilienti. È la proposta di Confindustria energia in vista dell’elaborazione del nuovo PNIEC dell’adeguamento del PNRR al RePowerEu».

Una proposta che per traguardare la messa a terra degli investimenti necessita però di un sostegno politico adeguato: la condivisione con le comunità locali delle priorità strategiche, dei criteri progettuali adottati per minimizzare l’impatto ambientale, la definizione ex ante delle ricadute economiche e occupazionali anche attraverso confronti sindacali e uno stretto coordinamento tra Enti autorizzativi nazionali e regionali, sono i presupposti per la definizione nei tempi previsti delle iniziative proposte.

In questo contesto la geotermia, ovvero la fonte rinnovabile rappresentata dal calore della Terra, che per prima l’Italia – e la Toscana in particolare – è riuscita a imbrigliare per fini industriali per prima al mondo, ormai due secoli fa, può dare un contributo prezioso verso l’indipendenza energetica e una maggiore sostenibilità ambientale.

«La dipendenza energetica dall’estero è il freno a mano sulla crescita del nostro Paese – osserva Pichetto – La transizione ecologica è un percorso e le infrastrutture energetiche ne sono tappe fondamentali. La nostra è una visione di un sistema energetico con tante fonti interconnesse, con una pluralità di fornitori, senza mai dipendere da uno soltanto. La sfida è la generazione diffusa: dal centro erogatore a una ramificazione del sistema».

In tale percorso assumono una valenza particolare le «nuove forme di produzione dell’energia come l’idrogeno e lo sviluppo di realtà come il geotermico, che con le moderne tecnologie può avere uno spazio non solo localizzato in alcune parti d’Italia», come sottolinea il ministro.

Le conoscenze scientifiche accumulate su questo fronte indicano già che le risorse geotermiche teoricamente accessibili entro i 5 Km di profondità sarebbero sufficienti a soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale.

Eppure la costruzione di nuovi impianti è ferma da un decennio.

La geotermia è una fonte rinnovabile da sempre presente nel sottosuolo italiano, e in particolare lungo tutta l’area peritirrenica, dove corpi magmatici relativamente poco profondi (4-6 Km) rappresentano una preziosa sorgente di energia cui attingere per produrre elettricità e calore.

Ad oggi la totalità delle centrali geotermoelettriche attive in Italia è concentrata nelle aree geotermiche della Toscana, ma anche qui l’ultimo impianto entrato in funzione risale ormai a 8 anni fa (con Bagnore 4). Prima lo stop agli incentivi per la produzione di elettricità da geotermia, la cui ripartenza è attesa ormai da anni tramite il non ancora approvato decreto FER2, e adesso l’incombente scadenza delle concessioni minerarie (prevista al 2024) sta bloccando ogni sviluppo del comparto.

L’urgenza del FER2 ha fatto la sua ricomparsa nelle linee programmatiche ministeriali, insieme all’apertura arrivata dal ministro Pichetto verso una possibile proroga delle concessioni geotermiche in scadenza al 2024, ma su entrambi i fronti si attendono ancora risposte definitive.

L’auspicio è che passi in avanti possano essere compiuti già a partire dalla prossima settimana: l’Unione Geotermica Italiana (UGI), in qualità di coordinatore del Tavolo Tecnico Geotermia, in collaborazione con AIRU ha da tempo richiesto un incontro con il nuovo ministro dell’Ambiente. Incontro che, come riporta UGI nel suo ultimo notiziario, è attualmente previsto per il 24 gennaio.