Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto presentato nei giorni scorsi dall’Earth Policy Institute, l’Ente ambientale americano per lo sviluppo sostenibile, che ha stimato anche una crescita di circa il 3%, nel solo 2013, dell’elettricità generata dall’energia geotermica, annunciando come questo sia il migliore risultato dal 2007, pur spiegando che le potenzialità di questa fonte rinnovabile sono molto più elevate.
Difatti, se confrontiamo i dati sulle crescite annue dell’eolico (21%) e del fotovoltaico (53%) nello stesso periodo, quello della geotermia (+3%), pur essendo il riscontro più significativo degli ultimi sette anni, non rappresenta certamente un risultato eclatante. In realtà, le potenzialità del settore geotermico sembrano essere di gran lunga superiori a quelle finora stimate, sebbene, rispetto per esempio a eolico e solare, risulti più difficile misurarne i margini di guadagno, sia in termini economici che di comfort ambientale. Ciò è dovuto alla complessità e ai costi relativi all’individuazione di eventuali risorse geotermiche in una data località. Inoltre, i test di trivellazione, necessari per identificare il sito ideale dove installare un impianto geotermico, sono molto più onerosi, costituendo circa il 15% della spesa complessiva necessaria per finanziare la realizzazione di un impianto.
Tuttavia, una volta costruito, l’impianto geotermico è in grado di assicurare una continuità elettrica costante per tutto l’arco delle 24 ore, alimentandosi con un carburante dal costo praticamente nullo e con spese di manutenzione piuttosto ridotte. Le prime tre posizioni nella classifica stilata dall’Earth Institute sui Paesi che primeggiano per capacità geotermica installata sono occupate dagli Stati Uniti, seguiti inaspettatamente da Filippine e Indonesia, due nuove entrate assolute nella graduatoria mondiale. Da notare che i tre Stati da soli contribuiscono al 50% della produzione di energia geotermica nel mondo.
Negli Stati Uniti, l’80% della stessa (circa 2800 megawatt su 3440 totali) viene dalla California, regione notoriamente ricca di risorse minerali, anche se soltanto l’1% è utilizzato per soddisfare il fabbisogno nazionale, contrariamente ai quasi 2000 megawatt prodotti dalle Filippine, che invece soddisfano il 15% delle richieste interne. L’Indonesia, che entro il 2018 aprirà il più grande impianto geotermico al mondo (con 330 megawatt di capacità installata) presso l’isola di Sumatra, ha annunciato a sorpresa di voler raggiungere i 10mila mega watt di energia entro il 2025, una quantità sei volte superiore la sua produzione attuale. Tutto questo grazie all’approvazione di una legge che semplifica le trivellazioni sul suo territorio.
Al quarto posto figura l’Italia, con i suoi quasi 1000 megawatt di capacità installata, la penisola è stata di recente catalogata dall’agenzia RHC Platform quale il Paese europeo col più alto potenziale di produzione e trasferimento di calore proveniente dall’interno della Terra. È comunque opportuno distinguere che sono due i tipi di energia geotermica esistenti: ad alta entalpia e a bassa entalpia. Il nostro Paese è leader in Europa nella produzione dell’alta entalpia, utilizzata per produrre corrente elettrica e quindi a temperatura elevata.
Gli impianti più importanti installati in Italia hanno avuto origine nella metà dell’Ottocento e si trovano nell’area geotermica di Larderello, in provincia di Pisa, dove è stato eretto anche un Museo dedicato al vapore. Le bollenti emanazioni provenienti dal sottosuolo erano considerate una valida alternativa alle innovative macchine a vapore industriali dell’epoca e avevano il pregio di non utilizzare il costoso carbone per alimentare le caldaie. Un vantaggio che non passò inosservato agli imprenditori toscani del tempo.
La geotermia a bassa entalpia è invece l’energia comunemente impiegata per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici. Al contrario della prima, è a bassa temperatura e molto meno diffusa nel nostro Paese rispetto al resto dell’Europa. Più precisamente, in Italia l’impiego di geotermia a bassa entalpia è legato soprattutto a impianti di grandi dimensioni, come il Car World Center, la Scala di Milano, l’Ikea di Corsico, in provincia di Milano: tutte soluzioni con almeno un paio di megawatt di capacità installata, che nulla hanno a che vedere con l’approvvigionamento delle abitazioni residenziali private, più diffuso in altre nazioni europee.