In questi giorni si conclude la consultazione nazionale e poi il Governo Monti presenterà in una Conferenza la nuova politica nel settore energia. La discussione ha posto sul tavolo virtù e difetti del documento che porta il titolo di “Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile”. La prima e più importante virtù è che finalmente un governo si sia posto il problema di dare al paese linee di azione in un settore fondamentale per la crescita, per la creazione di posti di lavoro e l’uscita dalla crisi del debito pubblico. Importante anche l’enfasi sulla necessità di ridurre i costi che gravano sulle famiglie e sulle imprese, di gran lunga superiori ai paesi europei i cui sistemi economici sono competitivi con quello italiano.
Pochi dati fotografano una situazione diventata sempre più insostenibile. Le tariffe per la fornitura di energia elettrica alle imprese sono salite dell’11,4% nell’ultimo anno, mentre quelle per la fornitura di gas naturale hanno fatto registrare un’impennata del 16,5% . Tuttavia, proprio le misure per ottenere l’abbattimento dei costi mostrano difetti e insufficienze. Intanto, gli interventi fatti per comprimere le bollette, i due decreti sugli incentivi alle fonti rinnovabili, hanno avuto l’effetto di bloccare bruscamente un settore che, con tutti i difetti della normativa precedente, aveva raggiunto un livello di penetrazione dell’energia da fonti rinnovabile del 10% rispetto all’obiettivo 2020 dell’Ue del 17%. Il che significa non solo importanti benefici sulla tutela dell’ambiente, ma anche sulla minore dipendenza energetica da fonti importate da regioni politicamente sensibili. La questione della riduzione dei costi dell’energia riguarda soprattutto le fonti di approvvigionamento. Perché la voce prevalente della bolletta (40%) è il costo della materia prima, che ha un’incidenza crescente, ed è dunque necessario che venga maggiormente enfatizzata nel piano l’apertura e la diversificazione delle fonti. La strategia governativa pone molta enfasi sulla ripresa di una produzione nazionale per ridurre la dipendenza. Sulle fonti estere è chiaro l’obiettivo dell’Italia come hub del gas del Mediterraneo attraverso la costruzione di rigassificatori e la conclusione della realizzazione dei super gasdotti Galsi dall’Algeria e South Stream dalla Russia. C’è poi l’obiettivo della ripresa di una produzione nazionale con nuove trivellazioni che per esempio in Toscana, con il rispetto delle norme che vincolano le aree sensibili, vengono viste come uno strumento decisivo per raggiungere l’autosufficienza. Il secondo pilastro della politica energetica è quello dell’efficienza energetica, che non riguarda solo la riqualificazione degli edifici, che forse si doveva favorire di più con gli incentivi fiscali, ma soprattutto deve essere intesa come promozione della ricerca e delle nuove tecnologie che possono attrarre investimenti in grado di contribuire allo sviluppo industriale e dunque alla creazione di nuovi posti di lavoro. Sarà importante che il decreto sul rinnovabile termico preveda opportuni incentivi. Alla fine è di questo che si parla quando si cerca una strada per uscire dalla crisi.