Il progetto per l’impianto dimostrativo da 105 kW costa quasi 4 milioni e mezzo di euro ed è finanziato dalla Macai Ocean Engineering Inc., in collaborazione con l’U.S. Navy’s Office of Naval Research e l’Hawaii Natural Energy Institute. E l’azienda sta già trattando per impianti industriali da 1MW in Giappone.
Lo stato delle Hawaii punta all’obbiettivo 100% rinnovabili al 2045 e per questo sta investendo in solare, eolico e sistemi smart grid. L’impianto non è neppure il primo nel territorio. Solo il mese scorso si è infatti diffusa la notizia secondo la quale anche l’Innovations Northwest Energy ha sviluppato un generatore di energia dal moto ondoso.
D’altronde ricavare energia dalle onde potrebbe essere la chiave energetica per gli Stati Uniti, visto che 123 milioni di cittadini, cioè il 39% della popolazione totale, vive sulla costa o nelle vicinanze.
L’oceano, inoltre, può essere un traino per tutte le rinnovabili. “Noi pensiamo che questa tecnologia sarà un elemento importante per la creazione di una rete stabile”, ha dichiarato a questo proposito Duke Hartman, Vice President del Business Development di Makai.
La tecnologia può produrre energia elettrica sfruttando la differenza di temperatura tra le profonde acqua fredde dell’oceano e quelle superficiali tropicali calde. Le potenzialità sembrano dunque enormi.
I paesi con possibilità di essere alimentati dall’energia termica ottenuta dagli oceani, infatti, includono Brasile, Sri Lanka, Maldive, le nazioni dell’Africa occidentale, secondo Hartman. E in generale “qualsiasi zona tropicale con acque profonde è l’ideale, soprattutto se il paese importa il suo combustibile”.
L’impianto dimostrativo sulla Big Island delle Hawaii è collegato alla rete e genera elettricità sufficiente ad alimentare 120 abitazioni. Hartman stima che un progetto da 100 MW potrebbe vendere elettricità a 20 centesimi per kilowatt-ora.
Hartman attende ora “investitori lungimiranti” che finanzino progetti commerciali su larga scala.