I risultati del 2011, appena presentati agli analisti, indicano che la capacità produttiva è aumentata di 889 Mw, e che di questo incremento solo il 16% o poco più è stato installato in Italia. Significa che la capacità produttiva esistente all’estero ha cominciato a staccare in modo sensibile quella nazionale, scesa in un anno dal 50% a poco più del 41% del totale.
«È uno sviluppo inevitabile» dice a Panorama Economy l’amministratore delegato e direttore generale della società, Francesco Starace, «che sarà sempre più accentuato in futuro, dal momento che le opportunità di crescita sono di gran lunga maggiori in altri continenti».
A poco più di un anno dalla quotazione che bilancio fa dell’attività di Enel Green Power?
Molto positivo. In un anno che si è rivelato difficilissimo per tutta l’economia, e in particolare per i consumi energetici, noi siamo riusciti a centrare in pieno gli obiettivi economici annunciati a marzo, battendo, sia pure i poco, quelli di potenza installata. Questo è stato possibile, oltre che per la presenza di Enel Green Power in tutte le fonti naturali, grazie alla nostra penetrazione in Paesi a forte crescita economica e demografica, che sono anche quelli con una più vasta disponibilità di risorse naturali.
Non bastano gli incentivi a tenere l’Italia e l’Europa al passo con la crescita delle rinnovabili in altre aree del mondo?
L’Europa vive una fase di consumi stagnanti sia a causa della crisi economica sia per l’aumento dell’efficienza energetica. In altri Paesi realizziamo impianti dove gli incentivi sono minimi o non ci sono affatto, proprio perché non ce n’è bisogno: sono già remunerativi.
Dove sarete più concentrati nel prossimo futuro?
L’area di maggiore sviluppo nei prossimi cinque anni sarà quella in cui già oggi siamo più presenti: il continente americano, con risorse naturali e spazi giganteschi che offrono ancora grandi opportunità. In Brasile, per esempio, produrre energia dal vento è già oggi più conveniente che dall’olio combustibile o dal gas. Noi stessi ci siamo aggiudicati ad agosto scorso nel nord del Paese tre gare in cui l’eolico concorreva alla pari con il gas. Con un meccanismo che prevede il ritiro dell’energia per vent’anni da parte dello Stato a un prezzo prefissato
e senza un soldo di incentivi.
Puntate solo sul vento o anche per le altre rinnovabili prevedete un’espansione?
Abbiamo progetti in corso che riguardano tutte le fonti. In Cile abbiamo da poco trovato risorse geotermiche straordinarie e nel 2014 apriremo la prima centrale geotermica, ad Apacheta. In Guatemala abbiamo già quattro impianti di idroelettrico ed è stata appena collegata alla rete elettrica una nuova centrale per 84 Mw a Palo Viejo.
Anche il Nord America avrà un ruolo importante?
Assolutamente sì. Abbiamo collegato a dicembre 200 Mw di eolico a Caney River in Oklahoma, dove il vento è mediamente del 50% maggiore che in Italia, e altri 425 li stiamo realizzando fra Stati Uniti e Canada. Nello Stato del Nevada, inoltre, stiamo per inaugurare l’unico impianto ibrido esistente al mondo che utilizza in modo congiunto la geotermia a ciclo binario e il fotovoltaico.
La globalizzazione dell’economia sta avvicinando anche il momento dell’Africa?
Noi ne siamo convinti. Abbiamo appena partecipato a due gare nel continente africano: in Marocco per 150 Mw di eolico e in Sud Africa per 170 Mw di solare fotovoltaico. Stiamo inoltre valutando la possibilità di partecipare a una serie di gare in programma per circa 1.000 Mw di eolico in Egitto.
Negli anni scorsi si era ipotizzato uno sfruttamento delle grandi distese africane per produrre energia da trasportare nel nostro Paese. È un’ipotesi realistica?
Questo scenario è ora meno attuale a causa della stagnazione dei consumi europei e della crescita del fabbisogno dei Paesi africani. Se ci fossero cavi di collegamento il flusso andrebbe piuttosto in direzione contraria. Non per niente la joint venture fra noi, Sharp e St Microelectronics, con cui produciamo a Catania pannelli fotovoltaici a film sottile, è orientata non solo verso il mercato europeo, ma anche all’Africa e al Medio Oriente.
Quali sono gli altri mercati promettenti fra i Paesi di sviluppo più recente?
Sicuramente la Turchia, dove ci siamo aggiudicati un anno fa una gara insieme al nostro partner turco Meteor per 142 licenze esplorative geotermiche.
Con o senza incentivi?
Ci sono incentivi, ma non particolarmente generosi.
Allora perché proprio lì?
Perché le risorse geotermiche sono abbondanti solo nelle aree in cui si incontrano le diverse placche tettoniche della terra. E la Turchia ne è particolarmente ricca. In ogni caso sono stati i turchi a chiamarci, dato che in questa attività Enel Green Power ha un’esperienza riconosciuta a livello internazionale, anche grazie al fatto che l’Italia è stato il primo Paese a praticarla con le attività pionieristiche avviate in Toscana dal principe Ginori Conti fin dai primi del Novecento.
L’importanza di questa tecnologia è destinata a crescere nella produzione di Enel Green Power?
Le premesse ci sono tutte. Anche perché siamo l’unico operatore al mondo in grado di coprire l’intero ciclo a partire dall’esplorazione, per poi arrivare alla costruzione e infine allo sfruttamento degli impianti.