Ad oggi la produzione geotermoelettrica, circoscritta alla Toscana, è ferma a circa 6 TWh annui
La geotermia è una fonte energetica rinnovabile, sostenibile e programmabile – che può produrre in modo conveniente elettricità, calore o una combinazione di entrambi – tant’è che già un decennio fa la legge n. 134 del 2012 aveva dichiarato la geotermia una fonte energetica strategica del Paese.
Di fatto però il comparto, soprattutto sul fronte geotermoelettrico, a livello nazionale è in stallo: l’ultima centrale entrata in funzione è quella di Bagnore 4, nel 2014 a Santa Fiora (GR).
Eppure le potenzialità non mancano.
Come spiega il presidente dell’Unione Geotermica Italiana (UGI) Bruno Della Vedova, intervenendo agli Stati Generali della Geotermia svoltisi a Roma, «la configurazione del territorio nazionale offre eccellenti opportunità per la produzione di energia elettrica sul lato tirrenico, dove in Toscana la geotermia copre oggi oltre il 30% dei consumi elettrici della Regione. In particolare, in Toscana e nel Lazio, operatori nazionali ed internazionali sono pronti a sviluppare progetti geotermici con le tecnologie più avanzate in base alle diverse tipologie di risorsa. Ai progetti geotermici per la produzione di energia elettrica in questi territori è possibile associare (ed è già realtà in diversi Comuni toscani) l’utilizzo del calore per usi plurimi che vanno dal teleriscaldamento, all’agroalimentare, all’essiccazione, agli usi termali e, in generale per tutte quelle attività che hanno necessità di energia termica valorizzando e rendendo attraenti per gli investitori questi territori. Il territorio italiano è sicuramente fra i meglio dotati di potenziale geotermico in Europa e offre vastissime prospettive legate alla fornitura di energia termica a piccola e larga scala su gran parte del territorio italiano, usando le risorse nel medesimo sito dove c’è la domanda».
Con le sue caratteristiche di stabilità e continuità di esercizio, infatti, la geotermia riesce ad offrire «ottime prestazioni contribuendo significativamente al mix energetico rinnovabile nei tre settori principali: produzione elettrica, mediante impianti innovativi di abbattimento degli inquinanti gassosi ad alta efficienza anche cogenerativi o impianti a re-iniezione totale, utilizzo del “calore geotermico” per riscaldamento e raffrescamento, anche con l’ausilio di pompe di calore (geoscambio), e teleriscaldamento di complessi edilizi, città e per l’industria, anche in forma integrata con recupero del calore di scarto, o da risorse idriche superficiali a temperatura circa costante, incluso il mare».
Guardando in particolare alla produzione geotermoelettrica, quella toscana – l’unica regione italiana dove ad oggi sono presenti centrali – è pari a circa 6,0 TWh annui, ma i margini di sviluppo a livello regionale e nazionale non mancano, come messo in evidenza agli Stati Generali da Nunzia Bernardo per RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), società controllata dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), che a sua volta vede come socio unico il Ministero dell’Economia.
«Il tema della geotermia è trattato da decenni nei programmi di Ricerca di sistema di RSE, e gli studi hanno coperto l’intera filiera geotermica, dall’alta e media entalpia fino alla bassa-bassissima entalpia», argomenta Bernardo.
Più in dettaglio, per l’alta e media entalpia RSE ha realizzato la Zonazione geotermica del territorio italiano, realizzata su richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico a seguito di esigenze governative delle Commissioni riunite IIX e X del 15 aprile 2015.
Sempre RSE ha inoltre stimato «la producibilità geotermoelettrica per 382 comuni italiani», mostrando che «per queste aree la potenza termica installabile è pari a 13000 MW e la producibilità è dell’ordine di 115 TWh/anno termici».
Un tesoro di energia rinnovabile che si trova direttamente sotto i nostri piedi, e attende solo di essere coltivato.