Efficienza energetica, pronto il Piano d’azione nazionale per il 2014. Con oltre due mesi di ritardo rispetto alla scadenza del 30 aprile fissata dalla direttiva Ue 27/2012 (recepita dal Governo lo scorso 30 giugno) l’Italia sta per trasmettere a Bruxelles la sua strategia di interventi «green» sugli edifici pubblici e privati per raggiungere l’obiettivo del taglio del 20% dei consumi di energia primaria entro il 2020. Dopo l’intesa sul testo raggiunta lo scorso 10 luglio in Conferenza Stato Regioni – dove gli enti locali hanno dato l’ok a patto di introdurre maggiori dettagli sulla strategia che il Governo seguirà per soddisfare i nuovi obblighi imposti dalla direttiva Ue – Mise e Minambiente stanno per varare un decreto interministeriale che consegnerà il Piano nelle mani della Commissione Ue.
Il programma, redatto dall’Enea, fa una vera e propria radiografia del parco immobiliare esistente stimando i risparmi che potranno essere conseguiti con tutti gli strumenti a disposizione, come il fondo nazionale per l’efficienza, il bonus 65%, il conto termico e il sistema dei certificati bianchi. E indica anche le risorse necessarie e le relative criticità nel reperimento dei fondi che, di fatto, limitano gli interventi di efficientamento.
Secondo i dati, sul territorio nazionale si trovano 13,6 milioni di fabbricati, di cui l’87% a uso residenziale e quasi 13 milioni di abitazioni sono concentrate in sole 5 regioni (Sicilia, Lombardia, Veneto, Puglia e Piemonte), mentre oltre 700mila edifici risultano non utilizzati.
Nel 2013 le strutture residenziali risultano pari a 11,7 milioni con oltre 29 milioni di abitazioni, il 60% del quale costruito prima della legge sul risparmio energetico del 1976. E di questi edifici, secondo l’Enea, oltre il 25% consuma tra i 160 e i 220 kWh per mq/anno. Attivando investimenti per circa 24 miliardi di euro l’anno per interventi parziali e globali sarà possibile, secondo il piano, raggiungere nel 2020 risparmi energetici totali da un minimo di 4.907 GWh/anno (per interventi parziali su case monofamiliari) a un massimo di 16.898 GWh/anno (per azioni globali sui condomini).
Sul fronte non residenziale, la partita più sostanziosa si gioca sulle scuole: il piano stima che sarà possibile riqualificare in maniera efficace 3.800 istituti per un totale di 6 milioni di mq, contro 5,5 milioni di mq di uffici (2mila edifici) e 1,5 milioni di mq di alberghi (circa 500 edifici). Interventi che costeranno 17,5 miliardi di euro l’anno e produrranno, secondo le stime, risparmi al 2020 pari a 17.229 GWh/anno.
Per quel che riguarda, infine, gli edifici della Pa centrale – per i quali la direttiva 27/2012 prescrive la riqualificazione del 3% annuo della superficie, esclusi gli immobili inferiori a 500 mq (limite che, a partire dal 9 luglio 2015, scenderà a 250 mq) – il piano stima che saranno oltre 2,7 milioni i mq soggetti a obbligo di ristrutturazione da qui a 7 anni, con un risparmio cumulato al 2020 che ammonta a 458,7 GWh. Va ricordato che per la realizzazione di questo programma di messa in efficienza il decreto di recepimento della direttiva ha stanziato 355 milioni di contributo a fondo perduto.
«La presentazione del Piano è poco efficace se non è accompagnata da una strategia che mette in fila tutti i soggetti interessati per realizzare azioni coordinate», spiega Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, che per mesi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di rispettare la scadenza del 30 aprile imposta dalla Ue. «Forse una strada possibile per garantire l’efficacia degli interventi è una struttura di missione sul modello di quella contro il dissesto appena varata», dice Realacci, sottolineando che «è indispensabile dare priorità alla partita dell’edilizia, visto che, secondo i dati Cresme, nel 2013 tra credito d’imposta ed ecobonus sono stati attivati 340mila posti di lavoro tra diretto e indotto e 28 miliardi di investimenti».